Dettagli Recensione
Una storia anche nostra
Uno strano ibrido, questo libro: un po’ saggistica un po’ narrativa, un po’ diario in cui l’esperienza soggettiva si stempera in un catalogo di letture e ascolti musicali che definiscono la personalità dell’autore e le stagioni della sua vita; un po’ epopea di una stirpe di eroi patrî, forse l’ultima, quella dei pionieri dell’industria italiana; un po’ denuncia accorata della cecità di governanti ed economisti, quelli che, nel nome di un internazionalismo che avrebbe dovuto proiettare l’industria italiana verso le “magnifiche sorti e progressive” del mercato globale, avevano lasciato che i gioielli della manifattura di qualità venissero strozzati dalla competizione con economie più aggressive e poi svendute e rivendute a pezzi al capitalismo senza scrupoli dalle parti della Cina.
Non di un reportage si tratta, però, né di quello che oggi si ama chiamare docu-fiction. Troppo personale il coinvolgimento dell’autore (ultimo dei Nesi, anch’egli creatura ibrida, intellettuale e industriale), a cui è toccato in sorte di essere l’esecutore materiale dell’eutanasia del glorioso lanificio T.O. Nesi & Figli: T. e O. dietro cui si nascondono i nomi dal suono epico dei fondatori, Temistocle e Omero; e come un epos, quello del tessile pratese, si snoda il racconto, intrecciato con le vicende che portano il protagonista a ripercorrere la sua doppia vita: giovane imprenditore dai buoni studi e dalle idee brillanti, ma anche erede di buone pratiche, e scrittore, fino alla scelta forzata della scrittura come mestiere a tempo pieno. In questo libro le due anime si riconciliano: Nesi innalza un canto dolente sulle ceneri del suo e degli altri lanifici, che si fa però canto corale e solidale nel ritrovarsi fratello con tutti gli altri destini, del tutto umani, che le macchine ora silenti hanno trascinato con sé.