Dettagli Recensione
La rabbia che rompe il silenzio
Conoscevo Oriana Fallaci per i suoi libri "Se il sole muore" e "Lettera a un bambino mai nato", peraltro mai letti seppur lì sullo scaffale della libreria di casa, e per sentito dire. Lessi il suo articolo giusto quando venne pubblicato, per un lavoro con la scuola che portammo avanti per tutto l'anno scolastico. Un articolo che non è altro che un estratto di uno sfogo più ampio, non iniziato bensì scoppiato con l'attentato al World Trade Center, capace di "animare" anche una persona tranquilla come me.
Il pomeriggio di quell'11 settembre me lo ricordo bene. Me ne stavo in camera a fare zapping tra i canali radio dello stereo - che è ormai passato a miglior vita - cercando chissà quale nuova hit quando, non ricordo la stazione, sentii le voci di quelli che mi parevano essere la Gialappa's commentare qualcosa su di un aereo dirottato che aveva colpito una delle Torri Gemelle. La prima cosa che pensai fu che dovevano aver rilasciato un qualche trailer di una pellicola cinematografica.. a quindici anni non vai mica a pensare ad un atto terroristico. Lo vedi solo nei film. Eppure, accendendo la televisione, il secondo aereo l'ho visto in tempo reale infilarsi dritto, dritto, nella seconda torre. Le ho viste crollare. Se questo era riuscito a scuotermi, a chilometri e chilometri di distanza, non oso immaginare - e nemmeno posso capire - cosa sia stato per gli americani e per tutti coloro che si trovavano a Manhattan.
"Ma vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa
e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre."
Non è semplice scrivere una recensione su di un libricino come questo e, non lo nego, sono stata in dubbio se farla o meno. Come molti di voi sanno, per aver letto in prima persona o sentito dire, lo stile e la schiettezza della Fallaci - con cui ha sempre espresso le proprie opinioni - la si può amare o odiare. Ho letto diversi commenti in rete riguardanti a quest'opera e sinceramente non ho visto né una persona razzista né, tanto mento, qualcuno che si erge a totale difesa dell'America. L'autrice scrive al direttore della testata giornalista, scrive di getto con una lucidità ed una capacità di far arrivare sensazioni e nozioni che non è da tutti, e ne ha per tutti: politici, italiani, europei, capi di stato.. non si salva nessuno. Un libro dai toni forti che portano il lettore a riflettere su molti temi che vanno dalla politica alla religione, dal patriottismo alla storia della nostra - e non solo - civiltà, sino al patrimonio culturale al quale - e mi dispiace molto dirlo - non diamo il rispetto che merita.
Consiglio questa lettura senza alcuna esitazione, lasciando che siano i vari lettori a trarne le loro personalissime conclusioni e opinioni in merito. Come detto, non è così semplice stendere una recensione senza entrare troppo nel "vivo" dell'opera.
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Anch'io, come molti, alla lettura di questo libro, sono rimasto un po' interdetto. Certo è stato scritto con molta irruenza. Ci sono, però, alcune considerazioni che fanno molto pensare, ancor più oggi quando vediamo le efferatezze raccapriccianti che ci giungono.
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