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Mamma è in prigione
 
Mamma è in prigione 2014-05-08 16:22:04 Mian88
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Contenuti 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Mag, 2014
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Gli effetti della detenzione sui legami affettivi.

Il saggio di Cristina Scanu è interessante perché affronta la tematica della detenzione carceraria dal punto di vista dei familiari dei detenuti. Cosa ne è dei parenti, dei figli, dei fratelli etc. dei rei? La loro opinione sulla detenzione del carcerato è positiva? I rapporti con il detenuto e tra il detenuto e loro sono mantenuti oppure l’ulteriore sanzione che viene inflitta sugli uni e sugli altri è anche la perdita di affettività, il venir meno di quei legami che dovrebbero in un qualche modo essere tutelati? Perché è vero, il recluso ha commesso un reato e per questo deve scontare la sua pena, nessuno lo mette in dubbio, ma è giusto che un figlio paghi per l’errore del padre o della madre? E’ giusto che un figlio cresca senza la presenza di una o delle figure che dovrebbero formarlo, consolidarlo e munirlo degli strumenti necessari per affrontare la vita? E la vergogna? Si, perché questa è provata, paradossalmente, da entrambe le parti, dai familiari come dai rei. Troppo facile è dire “dovevano pensarci prima”, altro non è che un’affermazione riduttiva che non prende in considerazione le motivazioni della commissione di un fatto criminale, perché non tutti i rei delinquono per gli stessi motivi, e non in tutti la criminalità è intrinseca.
Storie di famiglie separate, di legami spezzati, di vittime innocenti ma anche di prese di coscienza e di una nuova consapevolezza.

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Consigliato a chi ha letto...
Ottimo approfondimento per conoscere gli aspetti di chi subisce le conseguenze della detenzione pur non avendo commesso alcun reato.
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Commenti

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Condivido. Talvolta la nostra superficialità e un giustizialismo sommario e strisciante ci inducono a liquidare velocemente il tema della pena secondo le teorie punitive delle società arcaiche... :-)
E ai figli dei detenuti, per esempio, chil pensa?
Ciao,
Bruno
Si può essere degli spietati criminali e dei buoni genitori, ma questo non è un buon motivo per non andare in carcere, e la sofferenza dei figli è purtroppo un danno collaterale. Se vivessimo in un mondo perfetto si analizzerebbe caso per caso, distinguendo l'entità del crimine commesso ecc. Ma in un mondo perfetto non ci sarebbero nemmeno tanti assassini liberi che scontano una pena di pochi anni.
Capisco la problematica, anche se, senza desiderare liquidare facilmente una tematica così delicata, chi compie un grave crimine deve comunque scontare la propria pena in carcere. La "protezione" della collettività supera, in alcuni casi, il benessere del singolo.Ritengo comunque che si debba provvedere a potenziare l'aspetto delle visite dei propri figli, in ambienti idonei ed in sicurezza soprattutto.
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Mian88
12 Mag, 2014
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Nessuno, così come ben pochi si interrogano sull'effettività e sulla concretezza della pena.
Grazie del tuo commento Bruno,
Ciao
Maria
In risposta ad un precedente commento
Mian88
12 Mag, 2014
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Come si può evincere chiaramente dalla mia recensione, il problema preso in esame non è né il numero degli assassini in circolazione né il "non andare in carcere" una volta commesso un fatto di reato. Anzi, la prima cosa che viene premessa e che si deduce dallo stesso romanzo della Scanu è che la sanzione punitiva è un qualcosa di certo e a cui non viene proposto di derogare.
Il problema è che l'attuale sistema carcerario si presenta in crisi tanto che autorevoli studi parlano addirittura di "fallimento della pena detentiva" proprio perché quegli istituti che dovrebbero servire a disincentivare la commissione di reati e dovrebbero riabilitare il reo non vi riescono. Ciò non accade. Perché? Dov'è la falla? Non si tratta di "un Mondo perfetto o un Mondo imperfetto" si è davanti ad un dilemma attuale, concreto ed irrisolto a cui non basta dire "guarda quanti assassini ci sono in giro" perché anche se vengono arrestati, o sono fuori dopo poco tempo, o comunque l'effetto disincentivante non si è avuto. Quindi si può parlare di efficacia della pena carceraria? No.
Si è arrivati addirittura a parlare (altri studi) di "superamento della pena detentiva" per come attualmente figurata.
Non si tratta nemmeno di analizzare caso per caso ogni situazione, è necessario osservare la questione da una prospettiva più ampia perché se il carcere non ha efficacia sul reo, chi ne paga davvero le conseguenze? Chi è vicino al reo.
Ferma restando dunque la pena detentiva per chi commette un reato, il saggio si presta ad una riflessione ampia e chiara su ciò che è "cornice" all'universo dei penitenziari.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
12 Mag, 2014
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Concordo, è un altro degli aspetti che sono presi in esame in questo saggio. :)
Buona giornata,
Per come la vedo io, se il carcere non ha efficacia sul reo chi ne paga le conseguenze è innanzitutto la società. Le pene alternative per i reati meno gravi sarebbero l'ideale, per tutti gli altri ci sarebbe il lavoro carcerario, che servirebbe anche ad alleggerire i costi del detenuto per lo Stato. Ci sono precise misure legislative al riguardo ma spesso restano sulla carta e questa è sicuramente una falla del sistema.
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