Dettagli Recensione
Il romanzo-inchiesta sulla cocaina
L'ultima fatica letteraria di Roberto Saviano, a distanza di sette anni dalla pubblicazione del capolavoro "Gomorra", viene presentata come un'indagine sul narcotraffico internazionale e sul mondo che ruota attorno alla cocaina. In realtà così non è. "ZeroZeroZero" non ha nulla dell'indagine giornalistica nel senso proprio del termine. E' un libro sui generis, che si permette il lusso di non rispettare nessuna delle convenzioni tipiche dell'inchiesta giornalistica: non c'è un filo narrativo unico, per prima cosa, non c'è una bibliografia e manca di approfondimenti specifici sulle indagini delle autorità giudiziarie (italiana e straniere). Ma proprio per questo che si rimane affascinati da questo libro. Perchè il lettore capisce subito di trovarsi di fronte ad un testo sui generis, un testo che non si vede spesso sugli scaffali delle nostre librerie. Si tratta, a mio avviso, di un viaggio personalissimo e a tratti anche intimistico dell'autore nell'universo infinito delle sostanze stupefacenti, di come vengono prodotte e coltivate, di come vengono consumate e di come l'economia criminale sia il carburante, il propellente dell'altra economia, quella visibile e tangibile, quella che riguarda noi comuni mortali.
La struttura del libro è ad incastro. Saviano decide di concentrarsi su una decina di storie più significative e di approfondire personaggi o episodi di maggiore interesse. Ci sono molteplici filoni narrativi, apparentemente slegati, ma che in realtà hanno una profonda connessione sotteranea che si staglia davanti agli occhi del lettore con l'avanzare della lettura. Ogni storia richiama quella precedente e viene a sua volta richiamata da quella successiva: è come trovarsi davanti a migliaia di fili sapientemente intrecciati fino a comporre una sola fune. Questo è "ZeroZeroZero" di Saviano.
Ci sono pochi autori che riescono a catapultare il lettore in una dimensione e in un tempo totalmente sconosciuti. Uno di questi è Saviano.
Ed è così che il lettore si ritrova faccia a faccia con storie incredibili, come quella del boss messicano Don Arturo, re dell'oppio, che capisce il potere distruttivo della droga e decidere di convertire tutte le piantagioni di papavero nel più semplice ma meno redditizio frumento. Oppure la storia del poliziotto onesto e bravissimo nel suo lavoro, responsabile di centinaia e centinaia di arresti di narcotrafficanti, che all'improvviso decide di passare dall'altra parte della barricata diventando il più grande narcotrafficante di tutto il Centro America con il nome di El Padrino.
Dalle pagine di Saviano emerge con forza la brutalità gratuita e immonda dei cartelli messicani e colombiani, capaci delle più efferate uccisioni, che si divertono a mutilare e a decapitare i corpi di uomini, donne e bambini. Sono pagine dure da ingoiare. E' forte la tentazione del lettore di chiudere gli occhi e di passare oltre, ma Saviano lo obbliga a tenerli aperti per capire le ragioni e i meccanismi sociali che si nascondono dietro quell'esaltazione della violenza.
Un'altra storia che personalmente mi ha colpito molto è quella di Bruno Fuduli, piccolo imprenditore calabrese di grande onestà che decide di accettare l'aiuto della 'ndrangheta per far fronte ai numerosi debiti. Grazie alla sua intelligenza diventa un uomo di punta delle cosche calabresi ma alla fine decide di saltare il fosso e aiutare la giustizia italiana: diventerà un infiltrato. Grazie alle sue rivelazioni, la 'ndrangheta riceverà una tremenda batosta. Ma questa storia non ha un lieto fine. Dopo essere uscito dal programma di collaborazione con la giustizia, Bruno Fuduli non ritorna a fare l'imprenditore come sempre aveva fatto. Bruno Fuduli si trasforma in narcotrafficante e viene arrestato dalla polizia italiana.
Così si conclude una parabola umana incredibilmente istruttiva e complessa: un uomo, venuto a contatto con il Male, che non riesce a divincolarsi da quei demoni, come se il Male che ha visto avesse impregnato e sporcato irrimediabilmente la sua anima.
L'effetto che fa il libro una volta chiuso è veramente particolare. Si ha la sensazione di aver aperto una porta e di aver visto un universo enorme, sconfinato e caotico ma di non aver compreso bene i meccanismi, le leggi che regolano quell'universo. Si pensa di aver capito una storia, un episodio, uno snodo cruciale, ma ecco che una volta girata la pagina si viene smentiti. Quello che tu credi sia un personaggio positivo, in realtà è il "cattivo" della storia successiva. Per questo si prova una sottile inquietudine.
La narrazione è vorticosa e finisce quasi per tramortire il lettore. In alcuni punti il libro si fa ripetitivo e disorganico, ma nel complesso mantiene sempre alta l'attenzione di chi legge. In alcune parti il libro, a mio parere, indugia un pò troppo nei dettagli di alcune inchieste, specie quelle condotte dalla magistratura italiana, finendo per diventare un pò pedante.