Dettagli Recensione
L'impero bianco: la polvere bianca è ovunque
"Non esiste mercato al mondo che renda più della cocaina.”
E’ tornato. Roberto Saviano è tornato, con la stessa determinazione, la stessa forza, lo stesso coraggio, mescolato ad una grande capacità narrativa, unita a innegabili doti giornalistiche che hanno reso Gomorra un successo mondiale.
Ed è così che ZeroZeroZero è uscito in tutte le librerie trascinandosi dietro le immancabili e ovvie critiche che lo renderanno, senza dubbio, il fenomeno letterario di quest’anno.
Come già ci aveva dimostrato l’autore precedentemente, anche questo testo non può essere definito in alcun modo, né inserito in un genere letterario preciso, poiché come era già avvenuto per Gomorra, anche qui ci troviamo di fronte ad un macrotesto in cui si alternano una serie di micro testi che passano dalla stessa concezione di romanzo per poi addentrarsi nelle schematiche proprie dei reportage giornalistici senza mai abbandonare l’idea di fondo che è quella della riflessione e dell’informazione. Perché prima di tutto ZeroZeroZero è un’opera che ha come intento principale quello di informare, di diffondere, com’è nella volontà di Saviano, che anche in questo caso non si tira indietro di fronte al racconto e alla messa in scena volontaria e mai arbitraria, con un fondo netto di verità e di riscontro, non più della storia della camorra, ma bensì di quella della droga.
Il titolo è un chiaro riferimento alla farina doppio zero e ripetere tre volte lo zero significa fare riferimento ad un tipo di farina purissima che non è altro che la cocaina, unica e incontrastata protagonista del mondo che l’autore ci racconta, partendo dalle radici della sua storia. Attraverso le sue parole, conosceremo i luoghi, i sistemi, le entità che sono coinvolte da questo fenomeno che frutta più di qualunque investimento in borsa e che spinge chiunque voglia guadagnare nell’immediato e nel modo più semplice, ad entrarne a far parte. Ma non solo, ci renderemo conto di quante persone ne fanno uso, uomini e donne a cui non avremmo mai pensato, ma la cosa più terribile contro cui l’autore ci mette in guardia è che sono proprio le persone a noi vicine, parenti, amici, datori di lavoro, amanti, che ne fanno uso a nostra insaputa, perché la cocaina diventa indispensabile quando si inizia a consumarla ed è per questo che tutti la vogliono, tutti la consumano e nessuno riesce più a farne a meno.
L’indagine prosegue citando dati che provengono dagli enti mondiali più importanti che si occupano di questo fenomeno, come l’Onu che nel 2009 ha stabilito che il consumo di cocaina è stato di ventuno tonnellate in Africa e quattordici in Asia, e che le persone che vogliono trarre profitto economico da questo sistema sono in costante aumento. Dal Messico, alla Florida, passando per la Colombia fino a giungere alle strade di Milano, Parigi, Mosca, la polvere bianca è ovunque, inserita in tutti i contesti e i sistemi che pongono i boss malavitosi a capo di questo impero bianco, che alleggerisce la mente ma distrugge il cuore e li rende sempre più uomini d’affari senza scrupoli, pronti a far morire milioni di persone.
Lo stile di Saviano non si smentisce, la scrittura scorre veloce, addirittura senza segni di interpunzione, dimostrando che il punto e la virgola sono i grandi assenti di queste pagine che si caricano proprio per questo di una capacità fisica che butta il lettore all’interno della storia, in cui ogni parola si carica di materia, quasi come se ogni lettera sorreggesse il peso di ciò che sta rappresentando, com’era già avvenuto per Gomorra dove ogni termine non si staccava mai dall’oggetto fisico con cui si identificava. La lettura diventava così non più solo una semplice riflessione e atto conoscitivo, ma bensì una vera e propria testimonianza, denuncia, atto politico e sociale, che dallo scrittore, giungeva fino a chi leggeva, che a sua volta se ne faceva carico, senza mai mancare la presa.
Non ci sono riferimenti bibliografici ma le storie raccontate sono sorprendenti, a tal punto che nonostante la mole del testo, il libro potrà facilmente trascinarvi in una lettura veloce, motivata dal desiderio di capire sempre di più la complessità di un fenomeno che anche se appare lontano per molti di noi, lontano non è. Non è lontano a tal punto che lo stesso autore riconosce il fascino maledetto che la cocaina ha avuto su lui stesso, in qualità di scrittore, ammettendo una sorta di dipendenza narrativa per l’oggetto della sua indagine, un’ossessione, che lo ha spinto a non voler smettere di parlarne, quasi come se non potesse farne a meno.
E io vi dico che è quello che accadrà quando leggerete il suo libro: non potrete fare a meno di finirlo.
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