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tante lezioni,un grande insegnamento
Ascoltare Saviano mi piace tantissimo, trova abbia un carisma eccezionale che gli consente di raccontare e catturare l’attenzione anche su temi non proprio leggeri.
Questo suo libro è bello al pari della trasmissione, gli argomenti trattati tutti molto interessanti, ma il racconto della storia di vita, di scelte, di amore di Mina e Piergiorgio Welby non la dimentico mai più, e loro sono per me il simbolo della dignità che vorrei sempre avere nelle scelte che ogni giorno mi trovo a fare, per imparare dalle piccole, a fare le grandi.
Quando si conoscono lui già zoppica, quando si fidanzano lei conosce tutto della sua distrofia muscolare progressiva, quando si sposano lui arriva in chiesa in carrozzina. L’accordo che c’era tra loro era che, se anche lui fosse stato male, lei non l’avrebbe portato in ospedale, ma poi di fronte a quella crisi respiratoria lei non ce la fa, e Piero viene attaccato al respiratore attraverso un’incisione chirurgica sulla trachea per aprire una via respiratoria alternativa a quella naturale. Lei dirà “Ho veramente esercitato un accanimento terapeutico, ma il mio era un accanimento terapeutico d’amore”.
Quando la malattia peggiora Piero vorrebbe una morte dignitosa, nella legalità. Non eutanasia, cioè il procurare la morte in modo indolore, ma chiede la fine dell’accanimento terapeutico, cioè di tutte quelle tecniche mediche che servono a sostenere artificialmente le funzioni vitali di soggetti affetti da patologie inguaribili. Dice il cardinale Carlo Maria Martini “Evitando l’accanimento terapeutico non si vuole procurare la morte, ma si accetta di non poterla impedire”.
Il 22 settembre 2006 Welby scrive una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano in cui afferma la sua battaglia per la vita: “Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso. Morire mi fa orrore. Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche.”
Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, Beppino Englaro hanno in comune l’aver agito nel diritto. Non farne una questione personale, ma creare una possibilità. Quella di salvaguardare i diritti di tutti.
E quando penso che la chiesa di Roma ha tenuto per lui le porte chiuse, che il suo funerale è stato celebrato con rito civile nel piazzale antistante la chiesa che Mina aveva scelto per salutarlo insieme alla sua famiglia.. perché “la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, contrasta con la dottrina cattolica” beh devo davvero chiudere gli occhi e pensare a Cristo in croce per isolarlo da tutto ciò che lo circonda e che la Chiesa spesso purtroppo rappresenta.
Saviano lo ricorda con queste bellissime parole di Giordano Bruno che sento mie una per una:
“Ho lottato, e molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell’animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. […] Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile […]: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un’imbelle vita.”
Grazie.
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Commenti
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Per le stesse "persone" è più giusto nascere con un parto naturale, senza interventi esterni, ma non è giusto morire in modo naturale (un macchinario come quello di Welby aveva ben poco di "naturale"!).
Le stesse "persone" autorizzano la sepoltura di un boss della malavita in una chiesa ma, allo stesso tempo, non permettono ad una persona sofferente da anni di avere un funerale religioso.
Devo aggiungere altro? Effettivamente sì, dovrei e potrei farlo ma...meglio di no!
Ma ci sarebbero infiniti discorsi da fare ed infinite ed insensate questioni etiche - tanto per precedere quelle legali - da smontare pezzo per pezzo... Intanto la Vita è Una, e toccherebbe poterla vivere con dignità e finchè è Vita...
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