Dettagli Recensione
Dead Man Walking
Quali sono i meccanismi che hanno portato a legittimare l'idea di usare la morte come "pena"? Si può pensare di uccidere per fare giustizia? E come si può infliggere, senza con ciò sentirsi artefici di un'aberrazione, la più crudele delle torture, quella che differisce l'attuazione della pena, in attesa di una sua improbabile sospensione? Il problema non è più quello di prendere atto della bestialità umana, ma cercare di capire perché l'istinto omicida è stato sublimato in istituto giuridico; e come e quando è avvenuto che un momento impulsivo e incontrollabile dell'agire umano è stato trasformato in azione legale, razionalmente calcolata e predisposta, regolata da precise norme, e sanzionata con una sentenza.
Il libro di Veronesi è un approfondito reportage sulla pena di morte nel mondo. L'autore prende quattro casi ad esempio, lontani non solo geograficamente ma anche culturalmente: il Sudan, con la sua legge coranica (Quisas o legge "risarcitiva") e la sua forca, Taiwan e l'intransigenza cinese applicata alla fucilazione, l'Unione Sovietica e l'apparato burocratico come macchina esecutiva inesorabile ed infine la California con il suo democratico mito dell'iniezione pietosa. E' un libro generoso e commovente. Ci aiuta a capire che l'esecuzione capitale è un crimine peggiore dei delitti che si vogliono punire, perché non solo uccide ma insegna a uccidere. Ci aiuta a capire che, fino a quando la pena di morte esisterà, anche in un solo angolo della terra, l'umanità non sarà uscita dalla barbarie.
Buona lettura:)