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Non mi uccise la morte
La storia dell'arresto per possesso di una modica quantità di droga di Stefano Cucchi, i pestaggi gratuiti e continui da parte dei suoi custodi in carcere, le mancate cure mediche e la sua morte avvenuta in una settimana con addosso ancora i panni del suo arresto, senza aver potuto mai ricevere neanche una visita da parte dei suoi genitori.
La prima parte del libro è una breve cronaca dei fatti, segue la vicenda narrata a fumetti e infine un saggio sulle vittime delle forze dell'ordine in Italia. A metà del libro le fotografie di Stefano Cucchi, sorridente con i genitori, con la sorella e poi il suo corpo, irriconoscibile, pelle ed ossa, tumefatto, martoriato, pieno di fratture. Fotografie che si differenziano da quelle delle vittime di Auschwitz solo perché sono a colori.
Un'ondata di tristezza mista a rabbia e ad impotenza è quello che attende il lettore che scorrerà le pagine di questo libro. Una cronaca a fumetti di un incubo che credevamo possibile solo nelle carceri di paesi sotto dittatura o in guerra, dove i diritti civili, della persona, vengono calpestati senza riguardo. Inquietante la domanda che si pone Armati nel saggio: i tanti episodi riportati sono solo e sempre causati da “mele marce” (che la fanno sempre franca) o “un corpo di Polizia da addomesticare in attesa di una chiamata generale alle repressione diffusa”?