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Poesia sufi
Bellissima raccolta di poesie di tradizione sufi, questa pubblicata pochi mesi fa dalla piccola casa editrice laziale FusibiliaLibri nella nuova collana “resine”, dedicata ai poeti dal mondo. L’autrice è l’egiziana Manal Serry, originaria del Cairo e da decenni residente in Italia, dove è mediatrice socio-culturale e presidente dell’associazione Ibdart Peace che promuove lo scambio artistico tra i popoli mediterranei dando così un importante contributo alla costruzione della pace.
Tradotta ora per la prima volta in Italia, la poesia della Serry (che ha firmato anche altre raccolte in lingua araba) dona a chi vi si immerge la profonda emozione del misticismo arabo che si interroga su quello che è “il fine ultimo e nascosto” dell’Io. “Iside ha segnato il mio tempo” è un viaggio tra le sfumature di aurore e tramonti, tra sussurri, silenzi, sguardi che accarezzano il cuore o lo squassano con l’impeto rovinoso delle tempeste di sabbia; un viaggio lungo il quale si assapora l’arsura del vento del deserto e la freschezza delle acque del Nilo, mentre la memoria si smarrisce nel tempo fra le note estatiche di un flauto incantatore d’anime.
“Il sentiero è infinitamente lungo/ e le sue colonne sono oscure./ Dalla sommità delle montagne/ l’universo intero apre le braccia./ Il vento trasporta le lacrime in lontananza/ della stessa trasparenza delle stelle./ […] Le mie dita scivolano tra i raggi/ e arano con strade di sangue/ un cuore colmo di pentimento/ per averti amato/ e per essermi scissa dentro te.”
Carichi d’intensa spiritualità, i versi di Manal Serry danno vita a una silloge di raro incanto che sembra seguire le orme dell’anima, impresse e forse anche smarrite su una terra di papiri e “fierezza faraonica”. Come scrive la scrittrice e giornalista Antonella Rizzo, alla cui direzione è stata affidata la collana “resine”, è “alla quintessenza del principio creatore” che la Serry si rivolge, ma nulla impedisce di leggere questi versi in chiave diversa, più “umana”, pensando che essi esprimano un sentimento d’amore, che in ogni caso eleva lo spirito, nei confronti di una persona.
“[…] La memoria si smarrisce in un passato lontano/ quando cercavo solo te, senza tregua./ Tu sei l’uomo che manca al mio tempo. […]”
Sebbene dall’inizio degli anni Duemila si parli molto di Islam purtroppo per motivi di cronaca, il sufismo, che ne rappresenta la corrente mistica e affonda le sue radici già nei primi secoli in cui, tramite le inarrestabili conquiste arabe verso est e ovest, si diffuse il messaggio coranico, resta un tema per lo più di nicchia, particolarmente complesso, benché affascinante, pure per i cultori della materia. Sufi, dunque, è il mistico musulmano, così chiamato per via degli indumenti di lana ruvida indossati dai primi asceti (la parola araba s?f, infatti, significa “lana”). Questo genere di scrittura si presenta con i toni di una preghiera che si rivolge in maniera incessante al divino, mettendo in luce in modo particolare il senso di distacco e di lontananza: “Tu mi vedi? Mi ascolti? Mi senti?” pare gridare l’autrice, sentendosi talvolta sprofondare nell’inquietudine della solitudine, così come in un mare agitato colmo di lacrime, e non riuscendo a spogliarsi di quell’amore che continua a dimorare sotto la pelle.
Questa pubblicazione, che riconferma la consueta cura editoriale da parte di FusibiliaLibri, il cui marchio accompagna opere di grande qualità, è un piccolo grande gioiello che, a sua volta scrigno esso stesso, custodisce anche la misteriosa e feconda armonia di una femminilità non certo sconosciuta, malgrado tutto, alla cultura arabo-islamica.
“Io sono Iside, la tua adoratrice/ che con le sue ali risuscitò il cuore e la tua vita./ Il tuo animo erra dentro il mio mare afflitto./ Ho arato per anni il tuo terreno/ affinché al tuo corpo venisse ridato/ lo spirito della passione.”
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