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Poesie salate
Prendo in mano il libro. Lo apro.
Che strano. Le pagine non frusciano.
Fanno un rumore di risacca...
L'odore non è quello dell'inchiostro.
E' salmastro...
E sulle dita, piccoli cristalli di sale...
No, non è un libro magico.
Sono le parole.
Sublimi
"...Perché tu possa ascoltarmi,
le mie parole si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia..."
Che ti sommergono in un mare sensuale
"...Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono..."
Per poi ributtarti a riva
"...Chino sulle sere, lancio le mie reti tristi
nei tuoi occhi oceanici..."
Sferzandoti come vento di tempesta
"...Sto segnando da tempo con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo..."
E accarezzandoti come brezza lieve
"...Mi piaci quando taci perché sei come assente..."
Dolcemente
"...Voglio fare con te
quello che la primavera fa con i ciliegi..."
Sfociando alfine in una canzone disperata
"...E' ora di partire. Oh abbandonato!"
Scritto e pubblicato nel 1924 da un ventenne Neruda, "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" spalanca al mondo la prorompente e sensuale poesia dell'autore cileno. Le sue dense metafore, l'intreccio di corpi e natura, la passionalità carnale e eccelsa contraddistinguono questo poeta, attivista politico e Premio Nobel.
Chiudo il libro e lo ripongo, mentre piccoli granelli di sabbia rimangono tra i capelli...
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Commenti
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Decisamente bella recensione !
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Io amo i suoi versi di un amore spassionato!...