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STUPORE
E’ arduo per il lettore italiano penetrare i segreti dello stile-e le allusioni a un preciso contesto- di un corpus poetico in polacco, tuttavia se l’acqua è limpida il fondale lo si intravede. “La gioia di scrivere” raccoglie testi scritti dalla Szymborksa fra il 1945 e il 2009, pertanto riassume un percorso, poetico ed esistenziale, esemplare: i versi filtrano le esperienza più traumatiche del secolo appena trascorso e di quello appena iniziato, dall’Olocausto all’11 settembre. L’utopia comunista, sposata in gioventù dalla poetessa, è stata smascherata: della“la città da me abitata”scrive”mi frana di dosso pezzo/ a pezzo la cinta muraria”. Il tempo e la storia avviliscono persino il mito e la poesia che lo celebra: Omero “lavora in un istituto di statistica”, dalle virtù profetiche di Cassandra “non ne viene nulla” e di sé dice di essere “Sisifo, incatenato all’inferno della poesia” Tuttavia nel fiume di Eraclito che tutto divora i versi sono pesci dalla “ scaglie fugacemente argentate”, e se cosi è vivere non è una condanna, bensì un miracolo, per quanto effimero concesso a chiunque: basta guardare le cose di tutti i giorni semplicemente per come esse sono, l’amore o una pecora, e persino il “silenzio senza respiro “ della morte è la “ musica passabile” di una “piccola scintilla”. Dalla visione delle quotidianità, scaturisce lo stupore, la felicità di essere parte palpitante di un prodigio senza spiegazioni. E allora si conquista la commossa ironia del “vecchio professore" saggio che tutto ha perduto, ma che non finisce mai di meravigliarsi, guardando il cielo “quando la sera è tersa “ di quanti” punti di vista ci siano lassù”.
Indicazioni utili
A chi è interessato alle letteratura polacca contemporanea e alla cultura dell'est europa ex comunista in generale.
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