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Buionero
È una scrittura semplice, ma profonda e piacevole, quella che Daniele Funaro offre al lettore con la silloge “L'ennesimo angolo”, pubblicata lo scorso febbraio dalla casa editrice abruzzese Daimon Edizioni. A dare il titolo all'intera raccolta è una delle sue poesie più significative, la quale evoca i limiti e le difficoltà dell'esistenza, ma allo stesso tempo anche “una nuova luce” che illumina inedite strade da percorrere.
“[...] D'improvviso/ un silenzio ancestrale,/ ai miei mille perché nessuna risposta./ Ed ecco, una nuova luce/ si accende,/ illumina uno spazio,/ quello spazio,/ l'ennesimo angolo della vita.” (da “L'ennesimo angolo”)
E di ennesimi angoli l'esistenza si rivela, inaspettatamente, non avara, come se essa fosse fatta di tanti nuovi inizi, pur in quell' “assoluta incertezza” di cui è intrisa la certezza di ogni singolo giorno vissuto. Tra i versi di Funaro affiora così un'interiorità che sente il peso dell'umano vivere, un io in bilico che deve fare quotidianamente i conti con il silenzio e il “buionero” dell'anima, così come con i ricordi e le emozioni nascoste che giungono all'improvviso lungo il “tortuoso cammino umano”; e mentre l'amore scalda cuore e pensieri, riempiendo pagine di vita, quella sorta di varano dell'anima che esiste in ognuno continua a vivere, “quasi dormiente”, dietro la bellezza di un sorriso o la serenità che si respira al cospetto dei colori della sera.
Narratore di se stesso, l'autore intreccia abilmente silenzio e frastuono, ombra e luce, animando un diario poetico intimo che porge a chi legge con raffinata spontaneità d'artista. I suoi sono testi che, pur nella propria semplicità lessicale, richiedono riletture attente e non superficiali; pagine intense e dense di immagini (alcune, peraltro, particolarmente suggestive), attraverso cui l'inquietudine e “l'agonia di ogni giorno” si fanno spesso palpabili.
“L'ennesimo angolo” è una bella pubblicazione, la seconda di Daniele Funaro, poeta nato all'inizio degli anni Settanta a L'Aquila, città in cui tuttora vive e dove si è diplomato in Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti.
“[...] Alla sera si rimanda/ l'intimità col proprio cuore,/ […] Sono varie e sottili/ le sfumature con le quali/ ognuno di noi/ tinge di colore/ il proprio buionero/ quella fugace porzione di tempo/ illuminato dalla nostra sola coscienza.” (da “Buionero”)