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Poesia tra immagini e versi
Versi che si fanno immagini o immagini che si fanno versi? È questa la domanda che, spontanea, nasce mentre si sfogliano (e si leggono) le pagine di “Haikugrafia”, titolo che già anticipa l'essenza della raccolta che lo porta.
Pubblicata un anno fa dalla casa editrice aquilana Daimon Edizioni, la silloge si presenta in un formato che ricorda forse quello di un catalogo artistico e, proprio con l'arte (di parole e di immagini) il lettore si rende ben presto conto di avere a che fare. L'autrice, Roberta Placida, si rivela, non a caso, non soltanto fine poetessa, ma anche straordinaria fotografa: se i suoi haiku parlano al cuore, non meno eloquenti risultano gli scatti che, uno dopo l'altro, si sussegono in un turbinio di colori ed emozioni intrecciati alla seducente bellezza di versi che si accompagnano perfettamente alle singole fotografie proposte. In verità, la stessa immagine di copertina è un'opera d'arte che ipnotizza lo sguardo evocando, nel contempo, una poesia capace di andare al di là delle parole stesse, così come accade contemplando tutte le altre racchiuse, al pari di tanti gioielli, nello scrigno di questa raccolta.
“Nel vento grigio/ dello sbiadito autunno/ dicesti addio”
“Crepe d'arsura/ attende la terra la/ pioggia di vita”
“Acqua che sale/ nel vento si confonde/ voce del tempo”
Venticinque componimenti, questi della Placida, che, attraverso una manciata di sillabe secondo i canoni dell'antica tradizione poetica giapponese, raccontano un doloroso addio nascosto nei sussurri del vento, nelle carezze di luce del tramonto o tra la vita che, nonostante tutto, germoglia, sullo sfondo di stagioni che si tingono delle sfumature – ora più chiare, ora più scure – dell'anima lungo un viaggio senza luogo né tempo. Non si può che concordare con Ilio Leonio, quando nella sua bella prefazione sottolinea che le immagini “rappresentano una sorta di mappa cromatica del sogno, dell'illusione, della speranza, della gioia, del dolore”, dove la contemplazione meditativa della realtà circostante prevale sulla rappresentazione descrittiva. Del resto, se è vero che la poesia haiku ritrae la realtà come in un dipinto, secondo quanto affermava il grande maestro giapponese Masaoka Shiki (1867-1902), è altrettanto vero che essa, come scriveva Roland Barthes, noto saggista e critico letterario francese del secolo scorso, non descrive, ma si limita a fissare un'apparizione, l'intensità di un attimo d'introspezione; ed è così che l'autrice, nella sua attenta veste di haijin, dimostra di saper cogliere il senso della natura attorno a sé attraverso una profonda riflessione che si traduce, pertanto, in un linguaggio verbale di grande impatto.
Un libro da leggere e rileggere per la bellezza dei suoi versi, nonché da sfogliare più volte per godere di quella dei suoi colori, all'insegna del felice connubio di scrittura e immagine. Una lettura preziosa che, rubando le parole di Antonio Iannucci che ha firmato la postfazione al libro, “arricchisce gli occhi e lo spirito”.
Nativa della provincia romana e residente in Abruzzo, Roberta Placida insegna lettere in un liceo e si dedica alla scrittura poetica partecipando a diversi concorsi letterari, nel cui ambito ha già ottenuto importanti riconoscimenti. È altresì appassionata di fotografia e le immagini contenute nella presente pubblicazione danno prova del suo notevole talento artistico. Ad “Haikugrafia” ha fatto seguito la silloge poetica “Animae fragmenta” (Pegasus Edition), edita anch'essa nel 2019.
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