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Lungo il Grande Fiume
Gabriele Oselini è un poeta che non mi è sconosciuto, tanto che l’ho anche intervistato il 12 febbraio 2012 in relazione alla sua silloge Piove da me recensita positivamente. Questo autore, che abita in provincia di Mantova, in un paese rivierasco del Po, come del resto anche il sottoscritto, trova la sua fonte di ispirazione nella natura, in quel paesaggio piatto, i cui unici rilievi sono dati dagli argini, fra i quali scorre il più grande fiume italiano. Qualcuno potrà obiettare che il tema della natura è assai diffuso, quasi inflazionato, ma è altrettanto vero che il particolare rapportarsi di ognuno di noi con la stessa fa sì che venga vista in un modo del tutto autonomo e personale, e questo vale anche per Gabriele Oselini. Se poi c’è chi manifesta il timore di una serie di quadri idilliaci, nella scia di una magica e irripetibile Arcadia dico subito che non è il caso, perché la natura di Osellini è indubbiamente poetica, ma reale, cioè non ha nulla di mitico o comunque conforme a canoni arcaici. Ed è per questo che saper cogliere in un mondo, in cui tutto cambia, lo spirito primigenio è un’occasione per riscoprire, in un’altra luce, se stessi. E’ talmente importante che il corso naturale non venga sovvertito che l’autore giunge a ipotizzare, in caso contrario, una caduta in un baratro senza fondo come in Abisso (l’usignolo / non canta / sulla magnolia / i balconi / sono spogli / dei gerani in fiore / profondo / abisso / del nostro tempo).
Dato che noi inevitabilmente cambiamo con il trascorrere del tempo l’unica certezza, forse ancora per poco, è che la natura segue sempre il suo corso, così che l’estate, che dopo ferragosto in pratica finisce, è l’occasione per pescare nell’antro della memoria i ricordi da bambino; altre volte invece la natura è evocativa del ciclo della vita che nell’ultimo temporale si chiude per un vecchio porcospino. Non poteva altresì mancare un riferimento al grande fiume, alle sue piene che incuriosiscono, pur incutendo tanto timore (improvvisa corre / in golena / l’acqua gonfia / del fiume in piena / grigia / increspata / affamata di terra /nel tempo negata / e lepri / e corvi / e ramarri impauriti / si confondono / con bici curiose / bimbi / cani felici / e guardiani della notte / sui fratelli argini / custodi delle nostre radici). In queste poesie ci sono il sole estivo che dardeggia e incendia la pianura, l’incedere lento dell’autunno nebbioso che annuncia il gelo e a volte la neve dell’inverno che qui in queste terre pare più riposare che dominare e infine l’annuncio della primavera, il verde nei campi, l’aria nuova che inebria e rivitalizza l’amore con la bella stagione che arriva al galoppo, insomma c’è lo spirito di questa pianura e delle sue genti, tutte raccolte intorno a questo grande e maestoso fiume. Leggere questa silloge sarà un po’ come ripensare al proprio passato e al proprio presente per chi, come me, è di questi luoghi; per gli altri, invece sarà l’occasione per apprezzare posti che occhi disattenti potrebbero definire monotoni e piatti, ma non è così, perché la natura è una continua scoperta, basta saperla osservare, come ha fatto appunto Gabriele Oselini.
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