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Una leggerezza che conforta
Ci sono libri che hanno bisogno di tempo per liberarsi da una qualche incrostazione di noia scolastica, di studio forzato, per recuperare la loro verginale freschezza. Uno di questi è certamente l'Orlando Furioso. Volete inseguire duelli, combattimenti, scontri cruenti, ma anche ristorarvi, nel pieno delle vicende più sanguinarie, con la intima profondità di un sentimento totalizzante d'amicizia, come quella tra Cloridano e Medoro? Privilegiate il filone guerriero, lo scontro tra Cristiani e Mori. Se invece vi interessa di più cogliere il legame tra l'autore e i signori rinascimentali presso i quali operava e dai quali era apprezzato (però come amministratore e diplomatico, non certo come poeta...), il filone della storia sul quale vi dovrete soffermare è la vicenda d'amore tra Ruggiero e Bradamante, individuati dal poeta, qui anche cortigiano, quali progenitori degli Estensi. Ma la storia più bella è quella di Orlando, che da innamorato, come lo aveva voluto Boiardo, predecessore di Ariosto, diventa pazzo per la sua Angelica. Su questo asse del poema, incrocerete tra l'altro alcuni episodi simbolici nei quali la nostra umanità continua a rispecchiarsi a distanza di cinque secoli: il palazzo d'Atlante, nel quale ciascuno crede di vedere l'oggetto del suo desiderio fino a perdersi al suo interno, o il volo di Astolfo sulla luna, nel vallone delle cose che gli uomini perdono sulla terra. E non vi stancherete mai, perché l'abilità di questo autore grandissimo ed amabile, epico e familiare nello stesso tempo, sta nell'alternare toni, sentimenti, registri in nome di un'armonia che appartiene tanto allo stile, quanto alla visione del mondo. La classicità rinascimentale trova qui la sua manifestazione letteraria più luminosa. Leggetelo, leggetelo magari in un pomeriggio d'estate caldo e assolato: la leggerezza profonda del Furioso sarà per voi una brezza di incomparabile sollievo.