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Sei lui, ti credi te.
Genovese, classe 1896, Eugenio Montale, ultimo di sei figli, riesce, nonostante gli studi di ragioneria, a coltivare i propri interessi letterari grazie alla frequentazione di biblioteche cittadine nonché assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna. Contrario al Fascismo, Montale sottoscrive nel 1925 il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce, consacrando la sua posizione sul movimento dittatoriale non tanto dal punto di vista politico quanto culturale essendo quest’ultimo espressione di un disagio esistenziale e di un sentimento di malessere che trova linfa e animo nella società moderna. Il suo è un antifascismo aristocratico e snobistico intriso di gran pessimismo, pessimismo che si ripercuote e sopravvive anche nella successiva fase della democrazia, quando cioè, l’autore non riesce a si riconoscersi nemmeno nei due grandi partiti di massa e nella società consumista (“La bufera e altro” ne è chiara espressione).
Ed è nella poesia che si manifesta il suo pensiero; essa è infatti lo strumento di testimonianza per eccellenza, il modus operandi con cui la condizione esistenziale dell’uomo moderno può essere espressa; ma poiché tale, non deve essere investita di compiti che non la competono, non si può chiedere alla parola più di quel che è in suo potere, non le si può domandare di aprire a nuovi mondi e a nuove consapevolezze. Il poeta è fortemente influenzato da quella negatività che il novecento ha intrinseca in sé per conflitti e divenire storico, conseguenza di ciò, a differenza di Ungaretti, è l’indefinitezza delle sue idee, emozioni e sensazioni. La sua è una ricerca simbolica con un preciso significato morale. Esalta, ancora, lo stoicismo etico di chi compie il proprio dovere. Attraverso la poesia egli tenta di esprimere la necessità dell’individuo di vivere nel mondo accogliendo senza timore la propria fragilità, incompiutezza, debolezza.
In questa raccolta ritroviamo interamente il pensiero dell’autore, abbiamo modo di conoscere della sua opera andando oltre i più celebri componimenti assaporandone verso dopo verso l’evoluzione che con la maturità raggiunge il genovese stesso. Riviviamo con forza il periodo della guerra, così come, quello della vita che scorre per giungere ad inesorabile conclusione.
E quale miglior modo della poesia stessa per rendere omaggio e giustizia all’opera?
“«Se l’uomo è nella storia non è niente.
La storia è un marché aux puces, non un sistema.»
«Provvidenza e sistema sono tutt’uno
E il Provvidente è l’uomo».
«Dunque è provvidenziale
Anche la pestilenza».
«La peste è il negativo del positivo,
è l’uomo che trasuda il suo contrario».
«Sempre avvolto però nel suo sudario».
«Il sistema ternario
Secerne il male e lo espelle,
mentre il binario se lo porta dietro».
«Ma il ternario lo mette sottovetro
E se vince lo adora».
«Vade retro, Satana!»”
cit. "Dialogo"; Satura I
«[..] Il polipo che insinua
Tentacoli d’inchiostro tra gli scogli
Può servirsi di te. Tu gli appartieni
E non lo sai. Sei lui, ti credi te.»
Cit. Serenata indiana; né La bufera e altro.
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