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Ossi di seppia
 
Ossi di seppia 2015-12-09 08:30:59 Njna
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Njna Opinione inserita da Njna    09 Dicembre, 2015
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Senza vie di fuga

Ho letto Ossi di Seppia a più riprese nella mia vita e come sarà accaduto a molti prima da studentessa e poi da appassionata di letteratura e vorace lettrice. Ciò che immediatamente balza all'attenzione del lettore è la "negatività" e non già il "pessimismo" Montaliano. Ecco perchè non citerei subito "Spesso il male di vivere ho incontrato" ma innanzitutto "Non chiederci la parola" che non a caso apre la raccolta. Montale collocandosi sulla sponda opposta a quella del poeta vate d'annunziano (la cui lezione, specie se consideriamo la cifra stilistica, fu comunque assorbita dal poeta) dichiara di non essere in grado di fornire alcuna risposta o formula agli interrogativi esistenziali: tutto ciò che può dire, parafrasando la quartina con la quale si conclude la lirica, è “ciò che NON siamo, ciò che NON vogliamo". Si tratta di una chiara dichiarazione di poetica: l'autore specifica il modulo procedimentale utilizzato che si risolve in un approccio "negativo", fermo e rassegnato ad una realtà (il male di vivere appunto) che resta immanente e che mai trascende alla maniera di Ungaretti suggerendo un qualche barlume di speranza.
Ossi di seppia sono i ventitré componimenti che corstruiscono la raccolta, resti organici, oggetti inanimati proprio in quanto non forniscono risposte ma constatano "cose". Sebbene questo, essi non restano senza scopo; sono sì oggetti inanimati ma pur sempre oggetti in divenire destinati ad altra "utilità".
Pessimismo, rassegnazione, "negatività"(nella particolare accezione che abbiamo conferito a questo concetto) contribuiscono in ultima analisi a trasmettere al lettore un senso di spaesamento e disillusione: ci si ritrova immersi in una realtà desolante senza vie di fuga.

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Commenti

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Ciao Nina
Interessante commento. Montale è certamente maestro di stile, ma io preferisco Ungaretti che, pure di fronte al dolore trova in sé un palpito di vita, spesso molto di più.
In risposta ad un precedente commento
Njna
10 Dicembre, 2015
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Caro Emilio
Non posso che condividere.
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