Dettagli Recensione
Impressione di lettura
Quando, leggendo un poesia quasi una luce mi si allarga dentro, e la leggo e la rileggo e mi ci trovo bene, fra quei versi, fra quelle parole, e mi arrivano le risposte che cercavo ecco che la mia anima si sente soddisfatta.
E’ quello che è accaduto leggendo (e rileggendo) le sillogi di Renzo Montagnoli: con la sua prima “Canti celtici” e soprattutto con quest’ultima, Il cerchio infinito, che sento forse a me più vicina come tematica. Se in “Canti celtici” avevo condiviso la teoria che senza consapevolezza e rispetto del passato è impossibile costruire un presente e un futuro degni di essere vissuti, ne Il cerchio infinito mi ha affascinato l’esposizione della ciclicità del tempo, della vita, della natura, in una ripetitività che non avrà mai fine.
Un cerchio che non racchiude, non limita, non crea un confine, ma al contrario espande il concetto di tempo e di spazio in cui ogni singola anima si unisce all’altra, fino a creare un’unica anima infinita, che è quella dell’universo.
E’ questo che ho letto nei versi di Renzo Montagnoli. Poesie, sì, ma, con una definizione forse inadatta a un testo poetico, io le definirei: Vita, istruzioni per l’uso. Perché attraverso questo testo possiamo apprendere come porre uno sguardo particolarmente attento sulle cose che ci circondano,
e renderci conto che, anche se siamo infinitamente piccoli, la nostra anima fa parte di un tutto
che è infinitamente grande e mai avrà fine.
Non so se ho interpretato bene ciò che l’Autore ha voluto esprimere. D’altra parte credo che nella Poesia ogni lettore colga quello di cui necessita, a prescindere dalle intenzioni del poeta.
E a me, questa lettura ha dato tanto. Anche la speranza verso il futuro.