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Poesia a passo di danza
Fabrizio Corselli è conosciuto come il Cantore dei Draghi, in quanto autore del primo poema fantasy italiano (Drak’kast – Storie di Draghi, pubblicato da Edizioni della Sera); questa identificazione, però, è impropria, in quanto il poeta palermitano ha una naturale inclinazione per la mitologia, in particolare quella greca, in cui il suo spirito creativo ha modo di sbizzarrirsi fra i tanti dei ed eroi. Perfino nella costruzione dei suoi poemi, nella stesura dei versi, c’è un richiamo continuo alla mito-poesia ellenica, i cui testi più conosciuti sono l’Iliade e l’Odissea di Omero. È un genere, il suo, che si potrebbe quindi definire epico, curato strutturalmente e armonicamente, e opportunamente attualizzato, al fine anche di renderlo più comprensibile. Tuttavia, pur in quest’ambito, Corselli è alla continua ricerca di nuove prospettive, affinando ulteriormente l’estetica e volgendosi a una poesia musicale che coniughi il messaggio alla sua realizzazione, nell’intento di dare vita a quello che potrebbe essere definito un poema sinfonico. Ci prova anche con questo Nibelung e il Cigno Nero, da lui stesso definito una suite poetica e come notorio, in campo musicale, la suite è un insieme di pezzi, scritti per un’orchestra, legati fra loro e ideati per essere suonati in sequenza. Si tratta di un proposito ambizioso e di assai difficile realizzazione, che presuppone, oltre a un naturale talento, un lavoro lungo e snervante di continuo cesello, al fine di pervenire a una armonia melodica, senza per questo svilire i contenuti, e in cui di fatto i protagonisti principali sono la Poesia e il Poeta, quest’ultimo apparendo in via metaforica nella figura del cigno.
Quando prima ho evidenziato il richiamo ellenistico non è stato a caso, perché infatti questo poemetto già all’inizio è uniformato alle opere di Omero, con quel primo brano, intitolato Musa, che tanto fa venire in mente i primi versi dell’Iliade, un’introduzione non solo evocativa, ma che consente di avere un’idea immediata di quello che sarà il seguito.
Opera non certo facile, non rara, bensì unica, Nibelung e il cigno Nero ha necessità di essere letta a voce, per scoprirne l’armonia e al fine di cercare quella musicalità propria della suite a cui tende, magari approssimandosi, ma senza raggiungerla in pieno, in quanto materialmente impossibile per delle parole che vorrebbero essere, ma non lo sono, delle note. Si apprezza comunque il tentativo, si apprezza per l’equilibrio, per la dinamica dello svolgimento, per i contenuti metaforici, da cui esce l’immagine del Poeta come di un essere che conduce un’esistenza in sospensione di tempo, né collocato sulla terra, né asceso alla grandezza dei cieli, ma in un contesto quasi estatico, che lo relega tuttavia in un limbo in cui l’angoscia e il sublime convivono, quasi in funzione l’una dell’altro.
Quindi, sono dell’opinione che per questo lavoro maturo ci siano qualità tali da caldeggiarne la lettura.