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Canzoniere
 
Canzoniere 2013-06-10 21:17:54 vitolorenzodioguardi
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vitolorenzodioguardi Opinione inserita da vitolorenzodioguardi    10 Giugno, 2013
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Il continuatore e l'iniziatore, le due anime di me

Messere Francesco Petrarca è uno dei vertici della poesia italiana. E sì che la poesia italiana è abituata ai vertici, anzi, forse a indicare nel nome X piuttosto che nel nome Y il vertice in assoluto forse più per convenienza che per contestualizzazione, per visione del mondo (poetico e non), per musicalità della poesia.
Petrarca è stato e rimarrà sempre uno dei più grandi poeti per molte ragioni, ad esempio la sua vita da poeta, letterato ramingo e inquieto, che usa l'arte non per campare ma per "agire" sul suo tempo e sui potenti; è uomo di lettere sopraffino e apprezzato anche oltr'Alpe e proprio a cucire un'ideale Repubblica europea delle Lettere che si spende in dialoghi epistolari serrati con imperatori, clericali e laici di altri Paesi ed è così la figura del primo intellettuale sovrannazionale di cui s'abbia memoria.
Però, per arrivare al punto, è soprattutto poeta di una sensibilità e di una portata incredibili.
Basti pensare che nonostante amasse il latino è in volgare che riesce a esprimere meglio la sua anima, e sebbene voglia immortalarsi con racconti epici di guerra e descrivendo il suo terreno e insieme etereo amore per madonna Laura che riesce a parlare alla gente comune, a instaurare un dialogo profondo con l'animo altrui.

Proprio con il Canzoniere, dunque, Petrarca riesce a toccare vette di poesia soave e con due strutture differenti in particolare: da un lato il sonetto e dall'altro la canzone.
Molti sono i sonetti a buona ragione famosi, come il proemiale Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono o Movesi il vecchierel canuto e bianco come anche le canzoni, Italia mia, benché 'l parlar sia indarno. E se il motore centrale della sua poesia è Laura, l'amore, anche l'amore per la patria, per una patria così bella e così bistrattata come l'Italia raggiunge corde di eccezionale amara dolcezza.

Dunque, intellettuale europeo, innovatore per metrica e suono, cantore di un amore non più solo etereo e non già esclusivamente terreno, Petrarca è combattuto sì dalle sue passioni ma tende a tenere la barra al centro. Già questi soli elementi ci porterebbero a lodare la grandezza poetica e morale di questo Poeta.
Tuttavia, se l'albero buono si vede dai buoni frutti, la maestosità del suono e della perfezione stilistica petrarchesca si nota meglio con il petrarchismo, ovvero con quella scuola di imitatori che dal Trecento si protrae sino al Seicento (con propaggini più o meno velate sino all'Ottocento). In parte alcuni autori novecenteschi a Petrarca devono comunque ispirazione di temi o rime.
Non si può, dunque, parlare di storia della letteratura italiana senza il petrarchismo (tra i grandi imitatori di Petrarca si possono citare Boiardo, Ariosto, Tasso sino a Leopardi, che lo reinventa).

Dunque, Petrarca è insieme continuatore (del volgare di Dante, del sonetto, della missione del Poeta) e iniziatore (dell'amore come turbamento psicologico e morale, della canzone appunto detta petrarchesca ecc...).

I 366 componimenti del Canzoniere sono la raccolta in rima di un percorso umano e spirituale straordinario, nella gioia e nel dolore, che coinvolge e parla agli uomini di ogni tempo e ogni spazio con la forza universale della Poesia, con il dono di una lingua limpida e piana, con la delicatezza di chi sa di trattare l'argomento fragile ma bellissimo dell'amore e nella riconquista della fede religiosa, mai persa ma turbata dal sentimento umano dell'amore della donna che gli eventi portano ad una sublimazione angelicante. E l'ultima composizione, la preghiera alla Vergine, è uno dei manifesti di devozione mariana e di amore per la figura femminile più riusciti di tutta la composizione di versi dell'Occidente di tutti i secoli.

Di Petrarca gli Italiani e i Poeti del mondo intero non smetteranno di credere bene, di sentire la sua voce suonare a molti millenni di distanza come un chiaro e divino invito ad amare davvero.

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Dante, Leopardi, tutta la poesia tra questi due autori, e l'epigono Luzi.
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Commenti

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E' importante non dimenticare gli "avi", anche se di primo acchito è un po' ostico leggerli. Lo stile di Petrarca è elegante e leggero, almeno così lo ricordo dal liceo.
Io non me la sentirei di cimentarmi in una simile recensione, perciò che dirti?
Bravo, bravo e poi ancora bravo !!!!!!!!!!!!!!!!
Pia
Ti ringrazio Pia!!! :-) Sai, è il mio grande amore per i classici... se ne sapessi scrivere come meritano! Ciaooo!
Forse hai ragione ma è una sfida, non credi? E le sfide sane e ricche di significato come i nostri avi sono per noi motivo di illuminazion. Petrarca, Dante ce li invidiano in tutto il mondo :-) Buona letteratura.V.
Io apprezzo molto le persone che amano sfidarsi...
:)) Pia
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