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Dulcis Apulia
L'amore per la propria terra suscita grandi cose.
In MUSA DAUNIA molte sono le liriche da tenere a mente; in particolare ho amato ISTANTANEE DELLA GIOVINEZZA: "...però ricordo ancora, adesso,/ tante notti in campagna che si spegneva / la brace. Il cielo era graticola e Lorenzo / era l'eternità di un'aria molto viva..."
E poi UN REGALO INATTESO dove la campagna pugliese ritorna, trasfigurata però nella luce di uno sguardo indimenticato, indimenticabile. Il refrain della poesia è la preghiera del poeta, accesa, palpitante per una presenza cara, un nome da benedire al cospetto degli angeli e per cui invocare incessantemente "il Sole".
Infine il trittico romano: notevole, considerate le origini foggiane dell'autore.
E' come se Vito si fosse calato totalmente nella bellezza abbagliante dell'Urbe e, cittadino onorario, fosse riuscito a coglierne l'intima essenza, l'"eternità inzuccherata" che fa rinascere gli amanti della Grande Storia, della "Grande Bellezza" per rifarsi alla pellicola di Sorrentino presente in questi giorni nelle sale italiane.
A tutti parla una Musa. La musa di Vito è ariste e raspi del Tavoliere, è il sole antico e sempre nuovo di Roma, è la fede decisa e testimoniata in liriche che non amano i mezzi termini ("Sindone", "Veramore", "Morale cristiana"...), una fede che è essa stessa canto e fonte di canto ("Cristo è come una bella dolce poesia").
E', infine, nostalgia dell'esilio: "amici non ho più se non disseminati / come gli Apostoli dalle montagne al mare..."
MUSA DAUNIA è un dolce omaggio alla Puglia, e molto altro.
Attendiamo altri canti da questo romantico e giovane professore, sognante cittadino della "Repubblica delle Lettere"