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Mistico abbandono
C’è una spiritualità soffusa nelle liriche che compongono questa silloge, un’ascesi che si concretizza in un abbandono mistico frutto di interazione con il Creato, un afflato spontaneamente riflesso in chi vi si considera solo umile parte, senza pregiudizi, né animo di prevaricazione.
In fondo nella natura, che ci comprende, possiamo sempre ritrovare, purché lo vogliamo, quell’energia trascendente, quel senso dell’immenso da cui la frenesia collettiva di una vita irrazionale ci allontana sempre di più.
Chi si aspettasse da una suora poesie prettamente religiose non potrà che restare deluso, per quanto l’impregnante spiritualità, la continua meraviglia che sgorga dalla penetrazione nella natura assurgono inevitabilmente a una profonda devozione per Chi ha creato questa meraviglia. E le parole fluiscono armoniose, si susseguono, si concatenano intrise di stupore, dando luogo a un’atmosfera sospesa che avvince e convince il lettore. Sembra che sia l’anima a parlare, a raccordarci con lo spirito immenso della natura, un’energia inesauribile da cui è piacevole farsi travolgere.
Ma ci sono anche riflessioni esistenziali, stacchi da quella trascendenza a cui ci si volge, pur tuttavia misurati, constatazioni che acquisiscono consapevolezza sul chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, come in Beduini dell’eterno (Vestiti di foschia / come fantasmi d’una carovana / di sabbia siamo / anche noi. / Beduini dell’eterno / accampati / sotto le tende / della vita. / E attendiamo. / Che la stella ricompaia / nella notte / a guidarci sulla pista / del nostro destino.).
La cognizione del presente, la nostra materialità soccombente al fato non è quindi disgiunta dalla possibilità di cercare, andando oltre il nostro semplice contingente, le risposte a tutti quei perché che consciamente, o inconsciamente, ci assillano fin da quando muoviamo i primi passi. E Mariangela De Togni ha cercato, ha sempre cercato, trovando la soluzione di questi assilli in un’Entità superiore, che si manifesta nei prodigi del creato (…/ Ti ho sempre cercato. / Nella luce che cambia / le sponde della mia terra. / Nei grappoli del glicine viola. / Nei carruggi ombrosi di pilastri / e archi dove si rincorrono / eco profonde / intrise di lontananza / e di essenze./…).
In un’epoca in cui spesso il poeta appare disorientato sul senso dell’esistenza trovare chi lo cerca guardando fuori e scrutandosi dentro, in una correlazione del tutto spontanea, appare la soluzione universale per dare un’impronta alla propria vita, per ritrovare quel candore che la civiltà tecnologica ha soffocato. Non è forse il sesto senso, che più non abbiamo, ma è la cognizione di far parte di un disegno talmente grande e complesso da non poter essere capito; resta sempre, comunque, la gioia di esserne protagonisti, se pur alquanto umili, granelli di sabbia mossi dal vento divino.
E tutto questo con versi armoniosi, con una musicalità che appaga l’orecchio, ma che consente anche al messaggio di fluire leggiadro fino al cuore.
Frammenti di sale è una gran bella silloge, completa, equilibrata, una di quelle, poche, che nel tempo si tornerà a rileggere con vero piacere.
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Commenti
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ritengo che una suora non debba perdere tempo a scrivere poesie,quanto a concretizzare la sua vita in fatti...
magari è solo uno sfogo personale dell'anima e per giunta pubblicato per mezzo di un libro, ma credo che le persone in generale, credenti o non credenti, abbiano bisogno di fatti concreti,non di belle parole.
Questo ovviamente è il mio personale e strettissimo pensiero. Ci sono stati Santi che hanno scritte poesie ma non a scopo di pubblicazione quanto piuttosto di sfogo personale e mistico.
Poi vabbè, è carina l'idea del pubblicare le poesie per condividere il "proprio sentire" ma credo fermamente che la Fede deve essere basata sostanzialmente sui Fatti. Spero di non aver irritato la sensibilità di chi la pensa in modo diverso. :=)
parlare di illustri musicisti come Antonio Vivaldi o i recenti sacerdoti canterini, il famoso trio The priest. .
Si può servire Dio con la parola, la pittura, la musica e i fatti, oppure anche senza questi ultimi, purchè ci sia coerenza fra comportamento e arte.
Certo è giustissimo quanto dici, che esistono religiosi con qualità artistiche , l'importante è che non venga a mancare la coerenza perché in mancanza di essa si può essere squisiti artisti ma spiritualmente parlando creano solo danni offrendo la visione di una spiritualità fiacca e sentimentale.
Tra una suora che dimostra con i fatti l'esperienza di Dio e una suora che scrive poesie preferisco la prima, l'ho già detto, è un mio parere. Grazie dello scambio di pensiero.
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