Dettagli Recensione
Il cerchio infinito
Ho letto le poesie di Renzo Montagnoli in un’atmosfera evocata dai suoi intensi versi soffusi di malinconia, eppure anche aperti alla speranza.
Credo che l’Autore abbia espresso al meglio lo stupore dell'uomo di fronte al mistero della vita, il suo sentirsi a volte travolto dagli eventi, il suo doversi rassegnare alle perdite e agli abbandoni, il suo cercare senso e significato dove c'è invece solo il silenzio...mai una risposta.
“E’ già il buio e poi sarà la luce
fra atomi erranti
in un tempo senza fine,
in una catena di indissolubili destini,
dove resta la polvere di anime spoglie,
soffi di vita ritornati nell’eternità.”
Questi versi da “Il cerchio infinito”, la poesia che apre questa splendida raccolta, sono tra i più pregnanti e significativi della sua poetica.
Si è poi trasportati da una visione aperta alla bellezza della natura, alla sua continua offerta all'uomo.
Anche l'amore risalta come insondabile ma necessaria espressione, si avverte intensamente nelle felici espressioni dell’Autore che in esso viene riposta la maggior parte delle sue certezze e delle sue umane speranze.
L’amore vissuto come estatico momento ma anche come certezza del cuore.
C'è come un abbandono alla dolcezza dei sentimenti e dei sensi, come se il poeta volesse, attraverso le parole, conservarne i profumi, le emozioni, e, quando remote, lasciarle sedimentare in un quieto esistere.
Una grande prova di maturità poetica, in tutto e per tutto.
“La vita, nel suo mistero, il tempo, nella sua incertezza, la distanza, nella sua imperfezione, sono il tema di questa silloge.
E’ un tema unico, perché nell’universo tutto è infinito e nulla è lasciato al caso: il tempo, lo spazio, e, lasciatemelo credere, anche la vita.
Se esiste l’anima, scintilla che fa scoccare l’esistenza, questa non può finire con il corpo e quindi è eterna.”
Questa la spiegazione che lo stesso Renzo Montagnoli ci dà, facendoci conoscere ancora di più la profondità del suo pensiero, lo spessore da cui sono scaturite queste poesie che pervadono l’anima di chi legge.
Da “Una lacrima” : il sole sbatteva sugli occhi
nebbia di calore ondeggiava
un orizzonte stanco.”…
e questi altri versi con la commossa chiusa:
“…ho sentito
il silenzio delle cicale
ammutolite.
Certo era solo un sogno.
Ma dentro me
ho sentito scorrere
una lacrima,
una stilla di pietà. “
E ancora, “La stazione” in cui il Tempo è percepito come inesorabile sottrazione della vita:
“…le lancette dell’orologio si fermano
uno s’alza, un’ultima occhiata,
poi lentamente s’incammina
verso un’opaca porta.”
Si entra così nel vivo delle tematiche di questo poeta che ci sorprende con le sue pacate descrizioni, sempre in equilibrio tra il sogno e la realtà, in sospensione quasi, ma sempre sfumate in una residua consapevolezza che il mistero in cui lo stesso pensiero si manifesta sia di per se stesso bastante alla speranza
In “Onda” la cui suggestiva chiusa è indicativa di tutto il pensiero malinconico del poeta, questi versi assumono un significato speciale: “…All’ultima meta – infine ha portato – la sua vita di sale.”
Infine la maestosità che avvolge pur ostacolando, che fa volare l’anelito dell’anima al di là della vetta ma ne segna anche la fragilità, profondamente umana “La montagna sacra”. Questi versi ne sono fortemente rivelatori:
“…ostacoli
che intralciano
canti di sirene
tentazioni continue
la terra che m’avvinghia…”
Concludo con una riflessione, scaturita dalla lettura di questa seconda raccolta di un poeta che già conoscevo per il suo valore, una constatazione che la parola, quando è filtrata dal cuore, diventa poesia.