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Il cerchio infinito
“Il cerchio infinito” è la seconda silloge dell’autore mantovano Renzo Montagnoli. Dopo solo un anno di distanza dall’uscita del suo primo lavoro “Canti celtici”, il poeta ci presenta un libro piacevole sotto diversi aspetti: quello della poesia costituita da versi liberi di ampio respiro. Il loro senso, che come una spirale fatta di diversi cerchi riporta sempre al significato che Montagnoli ha voluto dare all’intero testo.
Di cosa ci parla l’autore? Ce lo spiega lui stesso nell’introduzione: “La vita, nel suo mistero, il tempo, nella sua incertezza, la distanza, nella sua imperfezione, sono il tema di questa silloge”.
Già nella prima poesia che porta lo stesso titolo del libro, troviamo la sera che acquieta e dà modo di pensare che comunque i giorni corrono. Da questo suo intimo pensiero passa a un ampio tutto “dove resta la polvere di anime spoglie, soffi di vita ritornati nell’eternità”.
Da sempre l’uomo si chiede perché si muore, cosa succede, dove si va a finire. Esiste una vita dopo la vita? E Dio? Temi grandi, troppo per noi piccoli esseri umani. E, come ben dice Montagnoli “Il problema è che l’uomo, per sua natura, tende a ridurre ogni cosa alla sua dimensione”.
I testi colpiscono il lettore, lo coinvolgono, tendono a condurlo a riflettere sulla propria esistenza.
Il poeta, uomo fra gli uomini, è vicino a chi legge, intimo, perché anche lui, come tutti, si pone gli stessi nostri interrogativi.
E lo fa compiendo un viaggio fra la natura sempre ben presente e solido valore:
PRIMAVERA
Raggio dopo raggio
s’infradicia il bianco
gocciolano allegre le grondaie
una carezza di sole
dà l’addio all’ultima neve.
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Confrontando l’età adulta a quella giovane, a come il tempo paia poco per chi ha già viaggiato tanto e molto per chi, invece, compie i primi passi:
CAMMINARONO INSIEME
Un nonno e un nipotino
a passeggio per il viale
lungo all’infinito per il piccino
breve come un istante per l’anziano.
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Oppure mettendoci di fronte a vite diverse per le quali il tempo ha una durata diversa, ma non per questo meno senso.
E l’ansia dell’uomo davanti al tempo che fugge, una paura che è solo umana, perché in natura lo si accetta e si compie il proprio destino, sia quello di una goccia d’acqua, minuscola o lo schermo ampio di un tramonto.
Alcune poesie sono delle vere e proprie meraviglie, ad esempio “Concerto d’anime” o “Dalla finestra”.
Montagnoli scrive con delicata attenzione e tenerezza, guardando al passato e, inevitabilmente, spingendo lo sguardo a quello che ancora deve venire.
Un libro che fa riflettere e riempie, ricco di “leggera” filosofia, recata alla portata di tutti.
© Miriam Ballerini