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violino sublime, ma...
Avete presente un fantastico meraviglioso violino che diffonde ovunque le sue note celestiali? Questo è il Canzoniere del Petrarca.
“Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono/ di quei sospiri ond’io nudriva l’core”
Così inizia l’opera e ci dice subito di cosa si tratti: rime sparse in una raccolta di 366 brani di cui la stragrande maggioranza è costituita da sonetti (più alcune sestine, ballate, canzoni e madrigali) senza apparente filo conduttore, ma in realtà tessere di un mosaico componente una storia d’amore a senso unico dove il poeta decanta bellezza, avvenenza, dolcezza di Laura De Sade che in vita sua non l’ha degnato nemmeno di uno sguardo. Contento lui.
“Era il giorno ch’al sol si scoloraro/ per la pietà del suo fattore i rai”
Era venerdì Santo, il giorno che i raggi del sole si offuscarono per la pietà di Dio nei confronti della passione di Cristo, quando in chiesa il Petrarca vede per la prima volta Laura e viene travolto da una intensa passione. Siamo nel 1338 e Laura morirà giusto dieci anni dopo, durante la peste del 1348, quella del decamerone.
Ogni sonetto parte trattando gli argomenti più disparati:
“Muovesi il vecchiarel canuto e bianco” ci narra di un vecchietto che giunto alla fine della sua esistenza si incammina per andare a Roma e poter vedere la culla della cristianità prima di morire. “Solo e pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti” è una mirabile descrizione di un ambiente rurale, ma non illudiamoci: nelle ultime terzine il Petrarca tirerà sempre Laura fuori dal cilindro e ne decanterà tutte le qualità. Laura full optionals.
Intendiamoci , ci sono momenti sublimi, come in “chiare e fresche dolci acque/ ove le belle membra pose/ colei che sola a me par donna”, dove il violino petrarchesco decanta la perfetta fusione delle bellezze della natura con la bellezza della sua amata.
Solo in pochi casi si dimentica di Laura e lo fa nella canzone politica più bella che sia mai stata scritta:
“ Italia mia, benché il parlar sia indarno” (cioè nonostante io parli invano)mostra magnificamente l’ideale politico del poeta: non lo straniero forte come L’Enrico VII di Lussemburgo invocato da Dante, ma la presa di coscienza del popolo italiano deve salvare la nostra nazione. Leghista.
Dunque un violino. Un dolce violino che, tranne poche interruzioni aleggia sulle membra aggraziate, i modi signorili, l’eterea bellezza di Laura.
Ma cos’è un violino in confronto ad un’orchestra con arpe, violoncelli, contrabbassi, percussioni che si alternano, si intrecciano si lasciano e si ritrovano… Flauti e clarini che fondono le loro note con clavicembali e pianoforti? L’orchestra è Dante, ma quella è un’altra storia……..
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Commenti
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Clap, clap: spero che ti raggiunga il mio applauso. Ciao :)))))
:P
O.o Laura... De Sade? O.o
Conosci il Marchese de Sade? :D
AHAHAH
solo perchè ero distratto!!!!!!!!!!!!!
:P
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