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Magari in un’ora del pomeriggio
 
Magari in un’ora del pomeriggio 2012-03-12 06:14:23 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    12 Marzo, 2012
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Adagio malinconico

“Magari in un’ora del pomeriggio / anche nel luogo dove sei adesso / sopra le pietre più esposte si posa / un annuncio della fine del giorno: / …..”


Sono i primi versi della poesia che dà il titolo all’intera silloge, strutturata in tre capitoli (La convalida del tuo sguardo, I laconici giorni / Stagioni irripetibili) in un unico tema che ripercorre l’andare del tempo, misura e sensazione dell’esistenza.
In effetti, più che raccolta tematica, l’unicuum è tale da far pensare a un poemetto, realizzato con particolare cura, con attenzione ai particolari, con una metrica coerente pur se l’impressione è sovente di leggere una prosa poetica, d’eccellente fattura, con artifizi creativi che in un ritmo costante, quasi un adagio, compone una sinfonia di voci, di suoni e di parole che non può non lasciare indifferenti ( Il giorno muore senza neanche un suono / che si avvicini ad una tua parola / e questa voragine che non vedi / inghiotte i ricordi di luoghi appena / intravisti ma subito perduti. /…).
E’ un fraseggio composto quello dell’autore, intriso di una vela malinconica che, senza indulgere alla tristezza, si offre al lettore come ancora di salvezza, come rifugio di una ritrovata consapevolezza dei limiti umani che non porta a rassegnazione, ma che cala dentro impercettibilmente inondando di serenità.
Le immagini, gli stati d’animo, la paesaggistica e la natura nel suo complesso, una natura non nemica, ma da cui cogliere gli aspetti che più riflettono il proprio sentire, fanno da contorno e anche da sfondo a uno svolgimento lineare che, senza pervenire a eccessivi approfondimenti, trova tuttavia una sua convinta filosofia, scevra da orpelli linguistici e da inutili barocchismi, e che si trasmette con immediatezza. Si stabilisce insomma fra autore e lettore quella corrispondenza inconscia che non viene meno neppure quando, arrivati all’ultimo verso della poesia conclusiva, si chiude il libro e lo si ripone. Resta infatti quest’aura di comunione, quest’atmosfera impalpabile in cui si finisce con il ritrovare non poco di noi stessi, una sensazione gratificante che solo un’opera di eccellente livello può garantire.

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