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La semplicità al servizio dell'arte
Testamento Breve è una silloge di due raccolte: Il dolore di sempre (1968-2000) e Ed è subito giorno (2001-2007).
Di conseguenza il periodo di tempo in cui sono state create queste poesie è piuttosto ampio (quasi otto lustri) e, se da un lato consente di verificare un progressivo e costante affinamento dello stile, dall’altro comporta che le opere più lontane restino un po’ sotto tono rispetto alle più recenti.
La mia non vuol essere un’osservazione negativa, anzi tende a chiarire i motivi per cui si possono rilevare difformità evidenti, per esempio, fra la pur valida Le mie amiche sconosciute e la più compiuta Autunno.
Al di là di questa breve, ma necessaria premessa, tesa a giustificare un’assenza di uniformità fra le opere esposte, l’esame della silloge si presta a molte considerazioni.
Mi sembra evidente una semplicità stilistica che, anche per i temi trattati, non costituisce un limite, ma anzi finisce con il diventare un elemento caratteristico che accompagna sempre, con piacevolezza, la lettura.
Molto spazio è dedicato alla memoria, a quel tratto di vita vissuta che è sempre elemento caro ai poeti che in questo modo possono avvalersi di esperienze smussate, quasi sfumate dal tempo.
Così le emozioni, anche dolorose, giungono ovattate e si prestano a essere meglio veicolate sulla carta, dove si riflettono in toni più blandi, propri di una sofferenza ormai metabolizzata, come ne Il dolore di sempre, oppure nella tenera Se dovessi morire stanotte.
Il linguaggio appare nella prima raccolta più dimesso e l’impressione è che la spontaneità dell’estro creativo abbia costituito la caratteristica privilegiata.
La seconda, invece, assai più recente, ha anche maggiori pretese, tanto che prende il titolo da una delle poesie (Ed è subito giorno), parafrasando, in parte, quello della più conosciuta Ed è subito sera, di Salvatore Quasimodo.
Del resto il ricorso a spunti da opere di autori noti non manca, come nel caso di A mia figlia, che richiama po’ Alla mia bambina di Umberto Saba; nulla che possa lasciar supporre un influsso determinante, ma certo è che le ultime poesie risentono maggiormente delle letture fatte dall’autore.
Peraltro, la costruzione più articolata del verso non è a discapito di quella parvenza di spontaneità che offre alla poesia quella freschezza tale da renderla senza età, e questo è un merito non da poco, perché in un autore in cui la ricercatezza formale non è determinante, resta proprio quella semplicità a imprimere una caratteristica dominante che ne connota, positivamente, tutta la produzione.
Quindi i sentimenti e le emozioni sono esposte con il rigore della semplicità, un risultato di tutto rispetto, come anche testimoniato dalla assai riuscita Testamento Breve, che dà il titolo all’intera silloge.
Testamento breve (a mio figlio) ( Di me/ ti lascio nulla / che ti possa / liberamente vendere / all’effimero mercato / delle vanità./ Nulla ti lascio / che ti faccia inorgoglire / di essere unico / grande / diverso. / Solo / ti lascio / un barlume / di speranza / che t’illumini / la mente, / una segreta traccia / di sofferenza / che ti faccia ricordare / ogni tanto / di essere uomo.)