Dettagli Recensione
Fra passato e presente
Squarci di luce nel buio della notte,
zoccoli di cavalli al galoppo,
mantelli di ragnatele tessute dal tempo,
rivivono leggende sepolte nella terra nera.
(da Il futuro nel passato)
Fermo restando ciò che ho detto più di una volta, e che continuo a sostenere, cioè che le poesie vanno lette, meglio se recitate ad alta voce – in modo da permettere alle parole di infilzarsi come spilli nella pelle, o di accarezzarci, ora leggere, ora decise, imperiose – che le poesie ci devono parlare, e non siamo noi che dobbiamo parlare di loro, mi sembra di aver colto, in questi versi che ho trascritto, lo spirito della silloge Canti celtici dell’amico Renzo Montagnoli.
Una poetica “classica”, direi, la sua, il cui punto di forza, – o meglio, quello che io ho apprezzato maggiormente e che mi è arrivato con maggior forza – sta nel legame stretto, immediato, concreto, che Montagnoli riesce a tessere tra passato e presente, e lo fa restando saldamente ancorato ai luoghi.
I luoghi che rimangono, alcuni quasi immutati, testimoni muti di passate vite, passati amori, errori e orrori anche, ciclici come ciclica è la vita, la terra che da sempre beve il sangue, che si nutre delle ossa dei morti e che ci restituisce i suoi frutti.
I luoghi che ritornano, luoghi liquidi (di fiumi ma anche di nebbie), verdi di canneti, neri di terra grassa, dorati di grano.
Ho apprezzato anche le foto, inserite tra le pagine: brumose, elegiache, senza tempo come lo spirito di questi versi. Di più non voglio metterci di mio. Vi regalo un altro passaggio, che io ho trovato particolarmente evocativo e denso.
Morti ormai tutti gli dei,
dimenticati per uno solo,
resta lui a scorrere silente,
tranne il mormorio dell’acqua
contro le rive verdeggianti.
(da Il fiume)