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A due mani
Già la copertina appare civettuola, con quel letto sfatto, sulle cui coltri tuttavia campeggia un libro, a significare che l’arredo non serve solo a riposare le membra, ma anche a rilassare e a nutrire la mente.
Poi, qualcuno più malizioso potrà dare una diversa interpretazione, ma anche in questo caso la stessa non potrà che essere complementare alla mia.
Le poesie d’amore sono spesso frutto d’impeto, poi mitigato in una successiva ristesura, soprattutto per un naturale pudore, ma nel caso di D’Amore 2 sembrano scritte di getto, senza ulteriori ripensamenti, sono il frutto di un momento di passione e in questo non possono che essere considerate sincere (Come vampira / di sete assetata / io che amor conosco / e non conosco / consapevole vittima / al Peccato prestata / io ti mordo, / il tuo nudo corpo sfioro / con la lingua / lasciando / che sia serpente sulla tua carne /…). E’ indubbiamente quella componente dell’amore che è l’erotismo, ma traslata in versi, senza occhieggiare la verve dell’Aretino; non infastidisce, anzi interessa perché naturale senza essere volgare, pur se risente di millenni di educazione cattolica che porta a considerare la passione un peccato. O forse quell’accenno è un istante di pudore che, pur non frenando l’espressione esplosiva del sentimento, tende a ricercare una scusante per ciò che in effetti non è da scusare.
Ma ci sono anche riflessioni, meno spontanee e frutto di un’elaborazione mentale che si radica lentamente nel tempo ( …/ Selvaggia la pelle tua / addosso alla mia, carnose / le tue labbra mi sanno conquistare, / baci uguali non esistono, / trasformano / i battiti del mio cuore / nell’eco d’un cannone, / Fiero animale / un po’ orso un po’ alieno / profumo effuso di te / mio desiderio).
Non manca, tuttavia, anche la quieta serenità che riviene dalla certezza di un amore consolidato, ben espressa, senza astruse fantasie, e comunque immediata, pur se questi versi non possono che essere stati oggetto di una stesura più dilazionata, attenta a ricreare un momento di estatico compiacimento ( …/ Mi son vista proiettata / indietro nel tempo / - come in un sogno - / e noi eravamo là mano nella mano / a ridere senza motivo / per un nonnulla, per la pasta scotta / e il cocomero tagliato a spicchi /…). La quotidianità dei gesti, il senso di una vita in comune emerge come una rassicurante certezza di un sentimento indissolubile, in un appagamento sensoriale che svela solo pudicamente il sogno.
E non bastasse, a stemperare, non guasta un po’ di romanticismo, non melenso, ma comunque volto a completare un quadro d’amore che non è solo passione e carnalità, ma anche febbre che brucia dentro nel profondo e che si sfoga in gesti, in parole in cui il sentimento finisce con il prevalere (Piove, / la verde erba del mattino bagnata; / su quel raggio di sole / - che le nubi divide / facendomi l’occhiolino - / vorrei segnare i nostri nomi / sognando una gentile serata / di luce di stelle. /…).
Se questa è l’espressione poetica di Vany, altra cosa è quella del coautore, una sorta di comportamento burbero, quasi distaccato, sotto il quale si cela tuttavia una non meno forte passione. Il maschio è meno disponibile a scendere a compromessi, a squarciare il suo petto per mostrare il suo sentimento, eppure questo fra le righe compare, con versi solo in apparenza scanzonati (Bimba, amami ancora / Amami prima che ceda alla pazzia / Non m’interessa il Sole / non me ne frega un piffero della Luna / Ho un chiodo fisso solamente e sei tu /…).
Ciò non toglie che lui veda lei come un soggetto da proteggere, sotto le sue ali di maschio solo in apparenza navigato, e così dedica al suo “amore” dei versi quasi civettuoli (Il mio amore al vento è una bambina / tenera e piccina, romantica e testarda /…); è un passo graduale che alfine sfocia pure in una visione romantica, in parole che non lasciano scampo, né possibilità di fraintendimento ( Se mi chiedessero di morire / per un tuo bacio, / lo farei. / Così potrei vantarmi / con gl’angeli / d’aver visto il paradiso / prima di arrivarci.).
Sorprende, nel leggere questa silloge, di trovare un Giuseppe Iannozzi tenero e delicato sotto una patina di uomo vissuto e una Viola Corallo più concreta, più trasparente, messa a nudo nei suoi sentimenti senza ombra di pudore. Nel gioco delle parti in una coppia non ci dovrebbero essere né vincitori né vinti, però, se fosse in mio potere dare un giudizio in una tenzone amorosa come questa, propenderei di attribuire la vittoria, ai punti, a lei, alla donna, all’oggetto delle nostre attenzioni a cui non riusciamo a sottrarci e in questo senso la silloge ben rappresenta l’eterno contrasto fra lo spirito femminino e quello maschile, contrasto indispensabile per giungere a un accordo di coppia sincero, autentico e duraturo.
D’Amore 2 è una piacevole raccolta di poesie, per certi aspetti una positiva sorpresa, che sono sicuro non deluderà i lettori.