Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Cambiare nome ai personaggi è la colpa minore
Posso addossare una parte del mio mancato apprezzamento di "Graceling" all'influenza che mi ha colpito inspiegabilmente in piena estate? in fondo, perché no! Dal momento che in questo romanzo tutto succede per puro caso, niente vieta alla sottoscritta di accampare scuse randomiche per aver fatto una fatica immane non tanto a terminarne la lettura quanto a trovare degli aspetti positivi ai quali aggrapparsi nel processo.
La vicenda narrata da Cashore si ambienta nel classico mondo fantasy simil-medievale, con tanti regni in rapporti più o meno buoni gli uni con gli altri ed alcuni individui segnati dall'eterocromia, e per questo dotati di abilità paranormali. Tra di loro c'è la protagonista Lady Katje "Kat", nipote di re Rand del Middluns e grande amica del cugino -ed esperto di medicinali- Raffin, con l'aiuto del quale ha anche fondato il Consiglio. Questa società segreta dai nobili ideali porta la giovane ad incrociare la strada di un altro principe (in questo caso del regno insulare di Lienid), Grandemalion Verdeggiante detto "Po", durante le operazioni per il salvataggio del nonno di lui. I due partono poi in missione proprio per svelare il mistero dietro al rapimento dell'anziano reale.
Fatte le dovute premesse, direi di passare ai pregi del volume che ho tanto faticosamente ricercato, precisando che sono più soggettivi del solito. Ho infatti un chiaro debole per le storie di sopravvivenza in situazione estreme, motivo per il quale tutta la parentesi survival che occupa una buona fetta della seconda metà mi ha intrattenuto parecchio. Promuovo anche il rapporto di amicizia molto tenero tra Katje e Bitterblue, un'altra principessa (sì, ci sono più nobili che plebei in questo libro!) che i protagonisti incrociano durante la loro avventura.
E messi così da parte gli unici punti a favore, arriviamo agli elementi meno riusciti, che purtroppo riguardano tutti gli aspetti più importanti: prosa, trama, personaggi, tematiche ed ambientazione! Cominciamo proprio da quest'ultima, perché la scelta di nomi così banali per un mondo fantasy fa pensare più ad un bimbo delle elementari che ad una donna di trenta e passa anni... i regni chiamati come i punti cardinali, le capitali come i loro sovrani (con conseguenti problemi postali ad ogni incoronazione, immagino!), le città portuali chiamate porti... A riprova voglio fare giusto un esempio di questo tripudio di fantasia: il regno a sud si chiama Sunder, quindi la sua città portuale non può che chiamarsi Sunport; il sovrano è re Murgon, di conseguenza la capitale è chiamata Murgon City e la strada che porta ad essa Murgon Road.
Tanta creatività condiziona ovviamente anche l'intreccio, costellato da incontri fortuiti e scene inspiegabilmente lunghe, e pure tediose visto che tutti i colpi di scena sono fin troppo telefonati. Non mancano poi sottotrame mal gestite o addirittura abbandonate a se stesse, come quella dell'antagonismo tra Katje e lo zio Rand, nonché una partenza eccessivamente rapida: a parte l'inizio in medias res del tutto legittimo, la prima scena sembra presupporre una conoscenza pregressa del mondo e dei personaggi, ed in particolare del Consiglio, come se la serie fosse cominciata in un libro precedente.
Di certo gli spiegoni tanto imbarazzanti quanto chilometrici con cui la cara Kristin cerca di sopperire non aiutano. In generale ho trovato il suo stile più che acerbo, anche se non privo di astuzia quando si tratta di mantenersi volutamente vaghi sui poteri -così da poter cambiare le regole in un secondo momento- come pure l'indole dei personaggi. È il caso della stessa Katje, presentata come una spietata sicaria agli ordini dello zio, che poi si rivela essere l'ennesima assassina family friendly; la sua caratterizzazione comunque non mi ha convinto in senso lato, anche perché assegnare troppe capacità ad una protagonista porta ad un calo drammatico della tensione narrativa. Neppure la sua storia d'amore con Po mi ha fatto impazzire, perché l'ho trovata priva di base e sviluppata in maniera troppo rapida.
Potremmo quindi raggruppare le mie critiche sotto la voce infantilismo, e non ci sarebbe all'apparenza nulla di male dal momento che si tratta in fin dei conti di una lettura rivolta ad un pubblico giovane (dai 12 anni, secondo la CE italiana). Peccato che tutto questo cozzi nettamente con le tematiche scelte dall'autrice: matrimonio, gravidanza, pedofilia, maltrattamenti; argomenti importanti e degni di attenzione, ma di certo inadatti al target. L'unico tema che reputo indicato per degli adolescenti, ossia quello della gestione della rabbia, sembra venire dimenticato da Cashore stessa tra un principe e l'altro.