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C'era una volta...
Come scrive Elda Bossi, traduttrice dell’opera per questa bella collana della Giunti uscita in prima edizione nell’ormai lontano 1984, “La rosa e l’anello” è un libro per lettori d’ogni età.
“Una novella per grandi e per piccini da raccontare accanto al fuoco la notte di Natale”, recita non a caso una sorta di brevissima premessa; considerando il clima natalizio già imperante, perché non concedersi tale lettura?
Pubblicato nel 1855, “The rose and the ring” è uno dei tanti titoli che nell’arco di circa due decenni diede alle stampe William Makepeace Thackeray (1811-1863), scrittore britannico dell’epoca vittoriana che nacque in un sobborgo di Calcutta da cui fece ritorno in Inghilterra quand’era ancora bambino. La sua attività letteraria, affiancata a quelle di giornalista e caricaturista, fu pervasa da una vena satirica che ci mise un po’ di tempo prima d’incontrare il consenso dei lettori; tra le sue opere più note, “Le memorie di Barry Lyndon” (1844) e “La fiera delle vanità” (1846-48).
“La rosa e l’anello”, che non sembra in verità avere la stessa brevità di una novella (e infatti consta di ventidue capitoli) né un intreccio narrativo minimale, è impreziosita (per lo meno in questa edizione della Giunti) da alcuni disegni originali dell’autore. La vicenda conduce il lettore dentro un testo dal sapore chiaramente fiabesco, per le antiche strade e i sontuosi palazzi dei paesi di Paflagonia e Crim Tartaria, reami dove s’incontrano teste coronate e vili usurpatori di troni, nonché tutta una serie di personaggi (buoni e cattivi) ben tratteggiati, alcuni dei quali persino molto buffi, che animano una trama particolarmente ricca di avvenimenti e retroscena con cui il lettore dovrà da subito fare i conti. In queste pagine, ovviamente, non poteva mancare la presenza dell’elemento fantastico che si presenta attraverso la misteriosa quanto affascinante figura di Bacchettanera, fata “di gran scienza” domiciliata tra i due regni sopraccitati; la rosa e l’anello da lei donati a due sue nobili figliocce faranno la propria parte nel corso della narrazione, dando, a ragione, il titolo all’opera. Come da miglior tradizione, nonostante la malvagità, l’avidità e gli imbrogli da parte di qualcuno, verità e giustizia infine trionferanno, e l’amore pure.
Nel complesso, una piacevole lettura, forse non straordinaria né memorabile, ma comunque simpatica e di certo assolutamente diversa da quelle solite, in grado di far riscoprire e apprezzare – soprattutto ai lettori non più giovanissimi – il valore e l’incanto senza tempo della fantasia.
Inoltre, grazie a questo volume ho potuto scoprire Elda Bossi (1901-1996), traduttrice, poetessa e autrice particolarmente versatile e prolifica del Novecento italiano della quale oggi, purtroppo, non si sente più parlare. La sua traduzione di quest’opera di Thackeray, risalente al secondo dopoguerra, appare molto scorrevole e vivace; per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Elda_Bossi
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