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L'ultima notte della nostra vita
 
L'ultima notte della nostra vita 2020-01-14 10:41:04 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    14 Gennaio, 2020
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Piangerete alla fine. E anche all'inizio e durante

"They Both Die at the End" è un romanzo di formazione e in parte romance, ambientato in un mondo ucronico dove da sette anni una società chiamata Death-Cast informa telefonicamente le persone del giorno nel quale sono destinati a morire. Questi avvisi non servono ad impedire i decessi, ma a permettere ai cittadini di vivere al meglio la loro ultima giornata, tanto che esistono strutture ed intrattenimenti dedicati proprio a questo fine.
Protagonisti e voci narrati della storia sono due Deckers (come vengono definiti coloro che ricevono l'allerta) adolescenti di New York, Mateo e Rufus; i due sono dei perfetti estranei, ma riescono ad incontrarsi tramite un'app pensata per chi cerca un amico con il quale trascorrere l'ultimo giorno, finendo così per iniziare un viaggio tra ricordi ed affetti.
Il romanzo in effetti non va molto più in là del suo spunto iniziale, anche se abbiamo alcuni capitoli in terza persona che seguono altri personaggi e servono ad arricchire la storia, risultando più che altro degli easter egg per il lettore. È però evidente come lo scopo di Silvera non fosse quello di articolare una trama complessa, quanto piuttosto di analizzare gli stati d'animo dei suoi protagonisti e riflettere su temi di tutto rispetto in un romanzo per ragazzi, come l'effimerità della vita e l'accettazione del lutto come tappa fondamentale nella crescita, ma anche la presa di coscienza dei propri sentimenti e la riscoperta delle radici come possiamo leggere tra i desideri di Mateo:

«[...] travel to Dad’s hometown in Puerto Rico to visit the rainforest he frequented as a kid.»

I personaggi principali sono certamente quanto di meglio l'opera ha da offrire. Da un lato troviamo Mateo -timido, ansioso e impegnato a procrastinare il momento in cui dovrà uscire di casa per affrontare la propria morte- dall'altro Rufus, un tipo decisamente più esuberante e spigliato che dopo aver perso l'intera famiglia in un incidente automobilistico si è quasi rassegnato a dover aspettare la sua fine. Proprio la loro diversità gli permetterà di imparare molto l'uno dall'altro e rendere l'ultimo giorno davvero significativo.
L'intero cast presenta un ventaglio di diversità (soprattutto per etnia ed orientamento sessuale) e ritengo molto interessanti anche alcuni dei personaggi secondari -su tutti Lidia- ma la maggior parte ha un ruolo troppo marginale per poterli valutare al meglio; in generale rimangono solo abbozzati.
Il maggior punto debole è però la superficialità dell'ambientazione, che mi aveva perfino fatto sperare in un mondo distopico, ad un primo acchito. La presenza della Death-Cast non ha degli effetti catastrofici sulla società: nessuno commette delle vere e proprie follie nel suo ultimo giorno e nessuno rischia davvero la vita quando non ha ricevuto l'allerta. Personalmente mi aspettavo un mondo nel caos, mentre il massimo che abbiamo sono alcuni balordi pronti ad approfittarsi dei Decker e:

«[The churches] shun Death-Cast and their "unholy vision from Satan"»

Si arriva poi al paradosso temporale, visto che in alcuni casi la stessa Death-Cast è artefice delle morti che preannuncia.

«"He’d hitchhiked there with a Decker truck driver, and they both die trying to get back to their famiglie in the city"»

Ovviamente il fine dell'autore non era quello di focalizzarsi sui dettagli di questa realtà ucronica, ma non posso che dispiacermi per un'ottima occasione "sprecata".
Va detto che il concetto alla base, ossia la consapevolezza della morte, è sicuramente degno di numerose riflessioni perché pone l'esistenza umana sotto una luce completamente diversa;

«[...] how do you tell your best friend you won’t be around Tomorrow? How do you convince her to let you leave so you have a chance of living before you die?»

nelle pagine dei contenuti extra, l'autore stesso spiega come lui sia terrorizzato dall'idea di una morte prematura ed abbia incanalato le sue paure nel personaggio di Mateo:

«"[...] life was better before Death-Cast?"
This question is suffocating.»

Ed è un dilemma angosciante per chiunque. Potendo scegliere, credo che molti preferirebbero non sapere se quello è il loro ultimo giorno e vedrebbero il servizio offerto dalla Death-Cast come un'imposizione tirannica.


NB: Libro letto in lingua originale

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