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Tredici
 
Tredici 2019-01-21 14:43:57 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    21 Gennaio, 2019
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Di carnefici e vittime

“Tredici” è un romanzo thriller con target young adult; pubblicato nel “lontano” 2007, ha però raggiunto una discreta fama solo di recente per aver ispirato la serie TV di successo “Thr1teen R3asons Why”. Proprio per cavalcare l’onda del successo, la Mondadori ha ristampato il volume, scegliendo come copertina la locandina della serie ed aggiungendo alla fine del volume diversi contenuti inediti ed interessanti, come commenti personali dello stesso Asher ed il finale originale.
Il romanzo presenta uno schema narrativo insolito: il liceale Clay è il narratore principale, ma alla sua voce al presente si alterna il racconto al passato della sua compagna -nonché interesse amoroso- Hannah, che ci giunge attraverso sette cassette da lei spedite poco prima di uccidersi. Mentre lei racconta quali persone l’abbiamo spinta verso il suicidio, si inseriscono i pensieri di lui ad aggiungere un punto di vista esterno ad ogni avvenimento, ed anche a raccontare cosa gli succeda mentre ascolta i nastri.
Ovviamente la scelta di due ragazzi così giovani come narratori ha influito sullo stile e sul lessico adottati, rendendo la narrazione semplice e diretta; anche il ritmo fluido con cui si avvicendano gli eventi e, in generale, la struttura della trama contribuiscono a rendere incalzante la lettura. Ammetto di essere stata molto coinvolta nella storia ed ero curiosa di conoscere tutti e tredici i racconti di Hannah, sebbene io abbia provato un forte senso di déjà vu con “Tutta la verità su Alice” di Jennifer Mathieu, romanzo pubblicato diversi anni dopo ma che avevo letto -e apprezzato- ben prima.
Asher non si limita a raccontare una storia di pettegolezzi e ripicche tra adolescenti, ma sceglie di affrontare tematiche serie e sempre attuali, quali il bullismo e le molestie che si trasformano rapidamente in violenza. Ciò colpisce il lettore in modo se possibile ancor più diretto dal momento che lo stesso Clay ammette di aver letto liste compromettenti

«Prima che spuntasse fuori la lista non mi ero mai accorto delle labbra di Angela Romero. Ma dopo, sono diventate per me un’ossessione.»

o dato credito alle voci sentite a scuola, senza pensare con lucidità alle conseguenze. Proprio la riflessione di ciò che si può innescare con le azioni più inconsapevoli è il vero obiettivo del lascito di Hannah, dietro l’apparenza della vendetta.
Ad avermi convinto meno sono invece i personaggi, a cominciare dai protagonisti: abbiamo Hannah che sprofonda senza freni in un vortice autodistruttivo, dando a volte delle reazioni esagerate a comportamenti privi di doppi fini, come afferma Markus (sebbene non sia completamente innocente)

«Non dovrei neanche essere su quelle cassette. Hannah cercava solo una scusa per uccidersi.»

lei sembra esasperare eventi per altri minimi e questo la trasforma letteralmente dal primo racconto al momento del suicidio; d’altro lato Clay non mi ha trasmesso molte emozioni e le sue reazioni, almeno nella prima parte del volume, mi sono parse povere di trasporto emotivo.
Anche i personaggi secondari sono problematici. I compagni e gli amici di Hannah sono parecchio stereotipati e sembrano appena usciti da un qualunque film ambientato in un liceo americano. A mostrare il proprio lato peggiore sono però gli adulti, seppur compaiano in scena raramente; innanzitutto, come in quasi tutti i romanzi per bambini e ragazzi, sembra vigere la regola di nascondere tutto agli adulti

«Non voglio che venga a sapere di questa storia. Di me. Degli altri. Tirare in ballo un adulto, una persona della scuola, è peggio di quanto immaginassi.»

anche quando si tratta di vicende serie e preoccupanti. Dal loro canto, gli adulti fanno una ben misera figura, con la madre di Clay che coglie le sue bugie ma non fa nulla per comunicare con il figlio e il professor Porter che anziché obbligare Hannah a denunciare un compagno reo di violenze le suggerisce subito di passarci sopra.
Altro dettaglio un po’ fastidioso è la confusione che si crea durante la lettura, perché l’unico modo per distinguere le parole di Clay ed Hannah è il corsivo in quelle di lei. A mio avviso ciò non è sufficiente ed avrei preferito venissero scelti due colori o dei font diversi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
“Tutta la verità su Alice” di Jennifer Mathieu
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