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Speak
Non pensavo di trovare un libro così bello.
Inizialmente ho trovato alcune similitudini con Speechless sia in quanto la protagonista è un adolescente, sia per l'ambiente scolastico che infine per il particolare mutismo (anche se sono situazioni differenti) e per le conseguenze scolastiche di questa particolare tendenza.
Questo libro però, acquista spessore man mano che prosegui. Non è un diario, anche se a prima vista potrebbe sembrare. Titoli maiuscoli che ti danno subito l'idea di quanto dopo sarà detto ed il resto un flusso di pensieri su quel determinato argomento.
Siamo nella sua testa, e mi sono ritrovata a pensare quanto fosse incredibile che familiari e amici (ex) non si rendessero conto di quanto Melinda soffrisse, di quanto il suo silenzio fosse paradossalmente la richiesta di aiuto più evidente e rumorosa.
Ma in fondo è così. Nella realtà di tutti i giorni, se non ti esprimi, se non manifesti il dolore o il disagio con le parole, il resto del mondo ti ignora.
" Hai commesso uno sbaglio. Le suffragette erano per farsi sentire, urlavano per affermare i loro diritti. Ma non puoi urlare per il diritto di stare in silenzio. Così fai vincere i cattivi. Se le suffragette lo avessero fatto, le donne non avrebbero ancora ottenuto il diritto di voto [...] Ma non ti aspettare che cambi qualcosa fintanto che non parlerai per te stessa"
Mi è piaciuto molto la figura del professore di arte. Una figura che, oltre a diventare quasi un punto di riferimento per Melinda, rappresenta anche la tenacia di seguire sempre se stessi. Credo che in ogni scuola ci dovrebbe essere un professore così.
Una bellissima scoperta.