Dettagli Recensione
Ne rimanga soltanto uno
Navigando senza particolare destinazione su youtube ho notato un video su Hunger Games, che mi ha fatto tornare alla mente diversi ricordi riguardanti questa trilogia. Non scrivo recensioni di libri necessariamente nuovi, ma di quelli che in qualche modo, sotto un qualsiasi punto di vista, mi hanno segnato o mi hanno lasciato qualcosa.
Per qualche ragione ignota persino a me stesso ho forse apprezzato maggiormente la versione cinematografica di questa storia, cosa piuttosto rara, ma le risposte che mi sono dato sono piuttosto ragionevoli e assolutamente e completamente soggettive.
Non apprezzo particolarmente i racconti in prima persona, è una mia totale limitazione, ma a volte non riescono a trasmettermi tutto quello che vorrebbero (ed è paradossale, come la nascita della letteratura inglese moderna insegna, i primi capolavori erano scritti proprio in prima persona per potenziare l'effetto "vicende realmente vissute", vedi "Robinson Crusoe" e "Moll Flanders"), sarà perchè il sapere di trovarmi davanti ad un puro evento immaginario, per quanto realistico come quello qui descritto, per forza di cose mi allontana dall'effetto prima persona -anche se riconosco eccezioni, vedi sopra o Bukowski. Al di là dei gusti personali, Hunger Games non ha certo lo stile di qualcosa che aspira ad essere un capolavoro della letteratura mondiale, e nonostante non si raggiunga mai un linguaggio veramente aulico, non si scade neppure nella banalità, sebbene alcune pagine siano forse più piatte di quanto si sperasse.
Detto questo, ho vissuto comunque molto piacevolmente questa lettura, soprattutto per un motivo, ho potuto ritrovare pienamente uno di quegli aspetti che alcuni considererebbero scandalosi dell'animo umano, ma che a me solleticano un qualche oscuro lato perverso della mia mentalità: il concetto stesso di Hunger Games, il concetto stesso di sfida, e di "ne rimarrà soltanto uno". Non si tratta nè di approvare la legge della giungla (la sopravvivenza del più forte), nè di apprezzare il sistema dei reality show di eliminare passo passo i concorrenti, ma di trovare estremamente interessante il raggruppare insieme tante menti diverse, ognuna con lo stesso obiettivo ma differenti possibilità e mezzi con cui raggiungerlo.
Leggere Hunger Games diventa quasi uno studio scientifico sulle diverse psicologie e personalità , prima però di trasformarsi in un trattato storico: diversi distretti convivono sotto un unico centro, uno dei luoghi più ricchi di ipocrisia di cui abbia potuto mai leggere, alcuni più dignitosamente, altri al limite della povertà, costretti alla fame e alle sofferenze. Ma nessuno può fuggire al sistema degli Hunger Games, uno dei giochi più sadici creati dalla mente umana (sebbene l'idea non sia nuova nel panorama letterario come in quello televisivo/cinematografico, una sorta di Battle Royale neppure troppo rivisitata). Come il Colosseo romano, arena costruita per il piacere del pubblico in cui uomini e animali si scontravano all'ultimo sangue, gli Hunger Games propongono delle arene, 24 partecipanti, ed un solo vincitore. Stando alle regole, amicizie, amori e il semplice rispetto della vita non reggeranno di fronte allo spettacolo e alla sopravvivenza. A questo punto, psicologia e storia politica lasceranno il posto al puro gusto di narrare e intrattenere.
"Hunger Games" è più profondo di quanto appaia a prima vista, tratta di ribellioni, alleanze, amori (forse questi ultimi trattati un po' banalmente), amicizie, inganni.
Alcuni personaggi sono eccellentemente descritti, e l'autrice ne fornisce da subito un ritratto pulito ed ordinato, per quanto siano anche complessi e sia piuttosto difficile dar vita a personalità del genere, primi fra tutti Haymitch e Caesar, i più folli e contemporaneamente lucidi di tutti (binomio complesso e meraviglioso), altri invece spesso si perdono in un bicchier d'acqua, passando dall'essere personaggi memorabili a silhouette di personalità già abbondantemente descritte in centinaia di altri romanzi, e purtroppo, forse pecca principale della trilogia, il caso più eclatante di questo traballamento è proprio Katniss, la protagonista.
Il vedere assurde tecniche di sopravvivenza e scontri all'ultimo sangue (un po' stile manga giapponese) fa ben volentieri chiudere un occhio su questi problemi.