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Cappuccetto Rosso sangue
 
Cappuccetto Rosso sangue 2017-06-04 17:31:42 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    04 Giugno, 2017
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Se Charlie Swan fosse stato un lupo

Se a volte da un libro può essere tratto un buon film, è parecchio difficile ricavare da un film un romanzo anche sia anche solo mediocre. E "Cappuccetto Rosso Sangue " non è un'eccezione a questa regola.
Durante la lettura non si può fare a meno di pensare a questo romanzo come alla sceneggiatura del film, arricchita da qualche descrizione e dalle riflessioni dei personaggi. La vera natura del libro si evidenzia anche nei repentini e frequenti cambi di scena, come pure in alcune sequenze descritte in modo a dir poco frettoloso.
Queste scelte stilistiche fanno quasi pensare che l'autrice abbia scritto di fretta per tenere il passo con il film, dimenticando però che il maggior pregio di una trasposizione cartacea sta proprio nell'avere più tempo per conferire profondità ad alcuni passaggi che un lungometraggio è obbligato a tagliare per la natura stessa dell'opera.
Prima di addentrarci nella trama, voglio segnalare due aspetti molto positivi che ho riscontrato: innanzitutto il contesto fiabesco non rimane circoscritto alla fiaba di Cappuccetto Rosso sulla cui base è stato sviluppato il filone centrale della storia, bensì vengono sparsi come briciole di pane parecchi elementi che riconducono ad esempio alla favola dei Tre Porcellini come pure ai fratelli Grimm, noti per il loro impegno nel riunire in una sola raccolta moltissime fiabe e leggende popolari; in secondo luogo, è davvero peculiare l'uso degli odori e dei profumi nelle descrizioni, benché inizialmente questa venga segnalata come una prerogativa della sola protagonista.
Passando alla trama, l'ho trovata abbastanza lineare ad eccezione di un paio di validi plot-twist, come l'omicidio di Lucy che la sinossi lasciava intendere sarebbe sopravissuta più a lungo, o la rivelazione della moglie di Solomon come lupo mannaro, mentre inizialmente viene da pensare che sia solo una vittima. L'identità del lupo mannaro mi ha invece lasciato l'amaro in bocca, infatti in tutti i capitoli precedenti manca anche solo un minimo indizione sulla sua identità e la soluzione del mistero lascia il lettore un po' perplesso.
Dal momento che il romanzo (quindi il film) è nato sulla scia del successo della saga di Twilight, non potevano mancare poi alcuni fastidiosi stereotipi, come il classico triangolo amoroso oppure l'ottica secondo la quale gli uomini, anche se rivali, riescono comunque a stabilire una tregua in caso di bisogno, mentre le donne (ad eccezione della protagonista possono rientrare solo in tre categorie; amebe, oche o bitches.
Analizzando i personaggi, mi devo dire nuovamente molto delusa dai protagonisti, sui quali l'autrice fa uno scarsissimo lavoro di analisi, rendendone così vaghe le motivazioni e frivoli i sentimenti. Ironicamente, alcuni personaggi secondari o addirittura alcune comparse ottengono più spazio, a dispetto della loro poca importanza ai fini della trama: mi viene subito alla mente il lato tenero (perché?) della vedova Lazar o l'inchiostro sprecato per parlare dei rimorsi di coscienza in Padre Auguste.
Un personaggio secondario che ho invece apprezzato è il piccolo Claude, peccato che negli ultimi capitoli l'autrice lo perda di vista, lasciandoci nel dubbio sul suo salvataggio per merito di Roxanne.
Una riflessione infine sui pensieri di Valerie, la nostra protagonista, che sembra scegliere con cura proprio i momenti più infelici per confidare al lettore che, proprio come Bella Swan, non sa quale ragazzo scegliere.

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