Dettagli Recensione
Giorno perfetto, libro imperfetto
Un altro romanzo con protagonista il bello e dannato di turno che seduce la pupattola altrettanto bella ma, attenzione, non acqua e sapone come tutte le sue recenti gemelle cartacee, bensì la più popolare del liceo.
In aggiunta a codesto intreccio abbiamo un elemento in più: il suicidio. Ebbene sì: tutta la storia gira intorno come in un girotondo mortale a questa tematica che vorrebbe rendere il romanzo serio e toccante, riuscendoci però solo in parte e risultando quasi comico e assurdo nell'insieme. Perché "Raccontami di un giorno perfetto" è tutto così: quando sta per narrare qualcosa che si prospetta interessante e profondo, puntualmente si lascia scappare questa occasione gettando tutto nel ridicolo o nel poco credibile.
Ma andiamo con ordine: la parte migliore risiede sicuramente nelle prime cento pagine, dove Theodore Finch, il protagonista, tenta con modi tutti suoi di avvicinarsi a Violet, barcamenandosi tra momenti di estrema dolcezza ad altri degni di uno stalker (ma glielo perdoniamo perché il romanzo lo tratteggia come problematico ed essere uno stalker innamorato e figo ormai è la regola d'oro di ogni young adult).
Fra parentesi: è proprio il personaggio di Finch l'unico ad essere caratterizzato; è un ragazzo dotato di grandissima sensibilità, altruismo e forza d'animo, trascurato dalla famiglia e con un padre violento, che combatte ogni giorno per tentare di non abbandonarsi alla depressione e che manifesta il suo scetticismo verso la psicologia, la sua rabbia verso quelli che lo etichettano come una malattia ambulante e il suo desiderio di essere notato tramite la manifestazione di comportamenti estrosi.
Tutti gli altri personaggi... Be'... Non pervenuti. Violet in primis: a parte il fatto che è una delle "fighette popolari" della scuola e che ha il trauma della sorella morta in un incidente stradale, della sua personalità non sapremo più nulla.
Per non parlare poi del migliore amico di Finch, che poi tanto migliore non è, dato che compare in tre/quattro paginette, non fa un cavolo ed è il niente assoluto. Così come praticamente tutte le entità secondarie.
Altre note dolenti: da pagina 150/200 circa fino alla fine regna la noia più totale. Il romanzo, infarcito di particolari di viaggi, peregrinazioni e vicende scolastico-familiari, prosegue con una lentezza colossale, risollevandosi ogni tanto in qualche momento tenero/romantico tra Finch e Violet, con la loro relazione che si evolve, così come i loro traumi che sembra si allontanino sempre di più.
La cosa che più infastidisce, tuttavia, sono gli studiatissimi e straintellualoidi discorsi che l'autrice fa uscire dalle bocche dei protagonisti, facendoli sembrare falsi e fintissimi... Tra Pavese e la Woolf che vengono citati in continuazione perché connessi all'idea di suicidio e non per il loro valore in sè, frasi da soap opera spagnola o da filmetto romantico da due soldi... Mah.
E infine, ciliegina sulla torta, arriviamo al picco più assurdo del libro: adulti e ragazzi che vedono palesemente che una persona sta male, ha dei problemi e picchia la gente e nessuno prende provvedimenti o fa niente per aiutarlo, psicologi tratteggiati come brutti, cattivi e incompetenti che pensano solo ai soldi anziché alla salute del paziente e genitori e famigliari che se ne fregano totalmente dei figli. Possono pure essere plausibili delle cose così, purtroppo simili persone esistono, ma qui si va oltre la soglia del surreale! Sembra proprio di trovarsi di fronte ad un esercito di monadi leibniziane!
Ah e in questo romanzo le comunicazioni urgenti si effettuano solo tramite messaggi in segreterie telefoniche che non verranno mai ascoltati e perennemente cancellati.
Wow, che bell'escamotage, libro...
Per farla breve: un libro senza infamia e senza lode che vuole commuovere ed essere preso sul serio ma non ci riesce.
P.S. Complimentoni agli editori italiani che, sul retro della copertina, hanno paragonato questo romanzo (per esigenze di vendite, ovvio) ad uno più popolare e famoso, facendomi intuire quasi tutta la trama e i colpi di scena. Della serie "come rovinare ancora di più una lettura".
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