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Mezzo fanatsy
Per curiosità ho letto le due recensioni precedenti a questa e la mia si inserisce perfettamente nel mezzo. Il volume ha pregi e difetti; non è ne da cestinare come il peggior prodotto editoriale mai pubblicato né da esaltare come il best seller tanto acclamato.
“La guerra degli elfi” è un testo ibrido che mescola la narrativa fantasy alla quotidianità spiccia e il punto d’incontro tra queste due realtà è rappresentata da Henry, un adolescente con genitori in crisi di coppia che lavora saltuariamente per il vecchio e strambo signor Fogarty, un ex ladro di professione maniaco di alieni, UFO, elfi, fate e complotti internazionali. Le sue stranezze si rivelano fondate non appena la strana coppia si imbatte in una piccola creatura fuggita dal Regno degli Elfi, il giovane Pyrgus Malvae che si rivolge a Henry e Fogarty per poter far ritorno a casa; in un reame in bilico, con un sovrano indebolito e agguerriti nemici senza scrupoli disposti a ricorrere alle creature più oscure pur di ottenere il potere. Questi sono i binari in cui Brennan fa scorrere la narrazione senza interruzioni, flashback o rallentamenti. Il libro è scorrevole, forse fin troppo, semplice nella lettura e nel lessico, capace a tratti di coinvolgere il lettore tanto da non permettergli di smettere di leggere. La trama è lineare e abbastanza prevedibile, arricchita da qualche sporadico colpo di scena. Ma l’impressione generale è che, pur avendo costruito un’architettura narrativa potenzialmente interessante e sviluppabile, Brennan si sia limitato al compitino e il confronto con le grandi epopee fantasy propriamente dette non regge. Anzi “La guerra degli elfi” ne esce con le ossa abbastanza rotte; può essere che Brennan non avesse altissime ambizioni e quindi le critiche sono un po’ ingenerose ma da come il testo viene venduto il lettore si aspetta un fantasy coi fiocchi.
I punti critici sono diversi: innanzitutto, come già rilevato dalla precedente recensione, i protagonisti sono elfi ma nessuno di loro è descritto e si muove secondo la fisionomia e gli stereotipi tipici elfici; dimenticatevi quindi la leggiadria e l’inarrivabile intelligenza di Legolas e Elrond. I personaggi, buoni e cattivi della situazione, sono tratteggiati con eccessiva superficialità tanto da non creare una vera empatia verso i protagonisti né tanto meno costruire nemici seriamente credibili e temibili. L’antagonista elfico non appare mai nel corso di più di 300 pagine e anche il demone che viene evocato per distruggere il Regno è un pallidissimo riflesso dei classici cattivi da fantasy. Una copia sbiadita delle entità demoniache della magnifica “Trilogia di Bartimeus” di Stroud. Inoltre anche la conclusione della vicenda è estremamente rapida e mi ha riportato alla mente la cocente delusione del finale di “Inheritance”.
Il libro è complessivamente buono, piacevole e scorrevole alla lettura e non richiede particolare impegno. Mi sento comunque di consigliarlo, tuttavia se vi aspettate un fantasy al livello del “Signore degli Anelli”, “Harry Potter” o “Game of Thrones” questo libro non è adatto a voi.
P.S: l’unica attenuante è che si tratta di una saga composta da più volumi e quindi suppongo che alcuni personaggi saranno sviluppati in seguito ma questo non giustifica errori e lacune narrative abbastanza evidenti.
FM