Dettagli Recensione
The end of the trip.
L'ultimo capitolo si apre in un mondo di panico ed incertezze. Silente è caduto lasciando attonita l'intera comunità magica che ancora contava su di lui.
Contiene "qualche" spoiler.
Ma soprattutto lascia attoniti i nostri tre eroi che, ormai rassegnati ad abbandonare Hogwarts, si ritrovano ad ereditare oggetti pressochè inutili.
Inoltre anche Harry non può che rimanere spaesato: dopo aver perso il suo punto di riferimento, scopre dietro ad esso un angusto passato.
La ricerca di Harry, Ron ed Hermione si fa via via sempre più disperata, minacciando persino la loro amicizia.
Solo Harry riuscirà a collegare tutti i tasselli del puzzle (Hermione si dimostra di "vedute strette", come aveva detto il padre di Luna) del quale fa parte: sia lui che Voldemort sono eredi dei Peverell e, mentre Voldemort è erede di Salazar Serpeverde, lui abita proprio nel villaggio dedicato a Godric Grinfondoro.
Qui non posso fare a meno di pensare che dopo tutto la profezia di Sibilla non era solo una coincidenza, cosa della quale ne sono rimasto assai soddisfatto essendo allergico alle profezie e ai presagi raccontati senza senso logico.
Ma soltanto alla fine scoprirà i retroscena ben nascosti dietro le quinte: Piton e Silente son sempre stati alleati e quest'ultimo non si era mai sbagliato. Con questo non voglio dire che Piton fosse uno dei "buoni", dato che, alla fine, aiuterà Harry solo per il suo amore verso Lily ed avrebbe salvato volentieri quest'ultima lasciando a perire sia James che Harry. Insomma una freddezza davvero sconsiderata per degli eventi successi a scuola, da ragazzi.
A proposito di freddezze, vorrei ricordare un episodio che potrebbe altrimenti passare inosservato: la morte di Colin Canon. Capisco che, lungo l'intera saga, non sia stata più che una semplice comparsa (tranne nel secondo libro, dove viene pietrificato dal basilisco in quello che per lui è il primo anno), però farlo cadere nella battaglia finale, così giovane ma soprattutto senza dedicargli più di un paio di misere righe. Ma in fondo, credo che l'autrice avesse uno scopo preciso, un messaggio da mandare al lettore: che la guerra non risparmia nessuno e che, nelle guerre dei grandi, spesso, cadono i piccoli senza che nessuno se ne accorga.
E alla fine dell'intera saga non posso fare a meno di notare che la trama si basa su numerose supposizioni: Silente suppone che questa profezia sia vera, la profezia suppone chi sconfiggerà Voldemort, Voldemort suppone che sarebbe Harry. Ma i doni della morte danno una sfumatura all'intera storia, che apprezzo parecchio.
Infine permettettemi dunque di fare le mie supposizioni: Silente che segue Grindelwald, alla cieca, senza voler vedere cosa stia combinando, dove la follia lo sta portando. Ma alla fine a pagare sarà pure Silente...che vincerà ma resterà macchiato nell'animo.
Non ricordano forse due personaggi di un'epoca non ancora troppo lontana?
Il comportamento di Silente, non ricorda un certo Benito Mussolini che, accecato dalla forza dell'altro, gli si unisce per cercare una parte della gloria? Ed è una semplice coincidenza che Grindelwald venga sconfitto nel 1945 proprio come Adolf Hitler?
Ed Harry, rimasto nel caos lasciato dalla perdita di Silente, non ricorda forse il popolo italiano, nel caos dopo l'armistizio italiano, che voltava bandiera contro i nazisti?
Ed alla fine saranno semplicità ed umiltà ad uscire vittoriose contro la brama di potere e la morte stessa. Harry diventerà padrone della morte, accettandola e riuscendo a non farsi avvelenare dalla brama di potere.
Alla fine, con l'epilogo, la crescita dei nostri personaggi si completa; con loro anche il lettore può crescere soprattutto leggendo i sette libri in sette anni: iniziando a undici e finendo a diciasette. O almeno questa è l'idea che credo abbia avuto la scrittrice, visto il cambiamento di stile e il complicarsi dei concetti e della trama, lungo lo svolgersi della vicenda.
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