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La fase di transizione
Insurgent, così come ogni libro che si trovi al centro di una trilogia, costituisce un po' una fase di transizione e senza dubbio porta con sè più domande che risposte. Questo accade perchè per la prima metà si concentra sulle conseguenze del finale di Divergent, mentre per il resto è tutto proiettato verso Allegiant.
- seguono piccoli SPOILER qua e là -
Ricominciamo a seguire le avventure di Tris, riprendendola esattamente dove l'avevamo lasciata, ovverosia sul treno che porta lei, Tobias, Caleb, Peter e Marcus lontano dagli avvenimenti che hanno avuto sede nel centro Erudito e che hanno visto la stessa Tris distruggere la simulazione che costringeva gli Intrepidi ad uccidere gli Abneganti.
Si apre così una nuova fase della storia, in cui la sedicenne è costretta a fare i conti con quanto avvenuto alla fine del precedente capitolo. Tris è visibilmente sotto shock. Ben presto viene alla luce che l'assassinio del suo amico Will -cui è stata costretta in quanto lui, marionetta sotto simulazione, minacciava l'incolumità di lei- ha lasciato un profondo segno nella sua anima. Il senso di colpa e l'indicibile dolore per la morte dei suoi genitori sono sensazioni che la tormentano al punto da bloccarla e farle smarrire sè stessa.
Non è più in grado di impugnare un arma nè di difendersi. Non rivela questi sentimenti a Tobias, che pur avvertendone il cambiamento, non è in grado di prestarle soccorso psicologico, approcciandosi a lei in modi che non solo non l'aiutano, ma che aggravano addirittura la situazione.
Bisogna ammettere che questa prima parte del romanzo trasmette al lettore la sensazione di uno stallo da cui sembra difficile, se non impossibile, uscire. Si rimpiangono, così, le storie dell'iniziazione, l'emozione di lasciarsi alle spalle l'infanzia per entrare nel mondo adulto, il senso di libertà, la zip-line e tutti quegli ingredienti che aveva reso "Divergent" gradevole.
Tris sembra essersi arresa, quasi rifiutandosi di continuare a vivere in un mondo in cui i suoi genitori non esistono e lei è un'assassina. In preda a tendenze suicide, si ficca consapevolmente in situazioni dal potenziale mortale.
La Roth, estremamente coerente, decide di non far passare sotto silenzio le turbe esistenziali della sua protagonista, come troppo spesso accade in storie dove i personaggi dimenticano sin troppo velocemente le perdite o la spregevolezza delle proprie azioni, seppur dettate dalla necessità.
E' una coerenza apprezzabile.
Tuttavia, viene da chiedersi se forzare la storia in tal senso non sia parimenti inverosimile, considerata l'urgenza di una guerra e di una società che sta crollando. Nemmeno queste due cose riescono a far tornare in sè Tris, che si riprende solo in parte verso la seconda parte del romanzo.
Ormai stesa sul tavolo che la vedrà morire, Tris capisce di voler vivere. E lì cerca di risollevarsi per poter prendere parte all'attentato di Evelyn alla sede degli Eruditi, seppur di nascosto e con la missione di diffondere un'informazione la cui esistenza, Marcus, il padre di Tobias, l'ha messa al corrente.
Lascia perecchio perplessi, invece, l'atteggiamento, o comunque l'indole di Tobias, che finisce con l'essere la causa dei muri che magicamente si sollevano tra i due. A chi ha amato la coppia nel primo romanzo (tocca ammettere che non sono esattamente tra questi) tocca la delusione di vederli piombare nella realtà dei rapporti di coppia e dei compromessi. La luna di miele è durata meno del previsto.
Quello che la Roth racconta apertamente è che Tobias, terrorizzato non solo all'idea di perdere Tris ma, soprattutto, dalla possibilità che ciò accada perchè lei stessa aneli la morte, tenti di scuoterla dal suo stato rimproverandola di continuo, tenendosi alla larga e minacciandola di porre fine alla loro relazione.
Quello che invece la Roth lascia ai buoni intenditori, è che questo non è l'unico sentimento che muove le fila del personaggio. Tobias ha paura non solo che una eventuale morte di Tris si verifichi, ma ha anche paura (se così la si può chiamare) di Tris stessa. La Divergenza di Beatrice è molto diversa dalla sua; il triplice risultato Abnegante-Intrepida-Erudita non ha precedenti a memoria d'uomo, e rende difficile se non impossibile mettersi nei suoi panni, capire i meccanismi della sua mente, soprattutto per Tobias che, nonostante la Divergenza, palesa una mente molto più schematica e limitata di quella di lei.
E' il volto Erudito di Beatrice che Tobias non è proprio in grado di capire. Al contempo, l'instabilità psicologica -seppur ampiamente giustificata- causa un calo di stima e di fiducia, col risultato che le più grandi qualità di Tris (l'intuitività e la capacità di guardare sotto la superficie delle cose) perdono di credibilità ai suoi occhi.
Se c'è una cosa che mal si tollera di questo personaggio, è la presunzione e l'orgoglio.
Sono difetti che si nascondono sotto l'amore che prova per lei, ma che emergono non appena Tris, raccontando le sue sensazioni e i suoi procedimenti logici, gli fa inconsapevolmente notare quello che a lui manca. Tobias reagisce ignorandola e Tris fa di testa sua, mostrando d'aver ragione non solo a dar credito a Marcus, ma anche a diffidare di Evelyn, che lui difende tanto calorosamente.
Lui le chiede scusa quando l'evidenza dei fatti lo colpisce, ma temo che lo schema sia destinato a ripetersi.
Insurgent si chiude con la diffusione del video che contiene l'informazione, un colpo di coda che non ci si aspetta affatto. Finalmente viene rivelata l'origine della società delle fazioni. Scoppia il pandemonio e ulteriori spiegazioni e approfondimenti sono magistramente rimandati al successivo e conclusivo volume della saga.
- fine SPOILER -
Sicuramente, fungendo da ponte, è anche il libro meno avvincente dei tre, sebbene eventi movimentati non manchino. E, forse, è proprio questa commistione di episodi d'azione sparsi per tutto il libro a creare un effetto particolare, come se la fabula classica [ situazione iniziale - rottura dell'equilibrio - evoluzione - scioglimento - finale ] fosse sconvolta, apparentemente senza ordine logico.
E questo, indubbiamente, stranisce.
Tuttavia, se si cambia la prospettiva e si considera la saga per quello che è, un unico grande libro suddiviso in 3 parti, ecco che la fabula classica, a cui siamo abituati, si delinea nuovamente.