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PENSAVO SAREBBE STATO UN MACELLO. INVECE NO.
“Una bomba che quando è esplosa ha lasciato tutti quelli che la circondavano con una scheggia conficcata da qualche parte”.
Mi è piaciuto molto. Per me è stato molto strano leggere un libro del genere, perché sono un’adolescente con il cancro. All’inizio ero un po’ reticente, perché pensavo che sarebbe stata una storia scritta da qualcuno che del cancro non sa nulla, giusto per strappare lacrime a go-go e molte vendite. Invece no. Innanzitutto, sono rimasta molto colpita dallo scoprire che l’autore non ha avuto esperienza diretta con quel tipo di malattia, perché sembra conoscere anche gli elementi più piccoli della vita di un malato oncologico. Coglie in maniera precisa le ansie portate dall’incertezza di una situazione assolutamente precaria: Hazel non pensa che guarirà, sa che è solo una questione di tempo. Lo sa anche la sua famiglia e Green, l’autore, non trascura neanche questo punto. Soprattutto si rende conto che la preoccupazione principale di un malato terminale non è personale, ma rivolta alla famiglia. Con tutti questi elementi negativi (la morte imminente, la rassegnazione, l’esclusione da una vita normale … ) si ha l’idea di imbattersi in una storia fatta di lacrime e autocommiserazione. Invece no. Questo grazie non tanto alla trama, che di per sé non è molto ricca di grandi avvenimenti, ma soprattutto allo stile con cui Hazel, in prima persona, racconta la sua storia: un po’ cinico, ironico, il linguaggio tipico di adolescenti (ovviamente, dato che sono adolescenti i protagonisti, ma non gergale, anzi), riesce a rendere molto leggere anche le scene più toccanti, senza scadere nel lacrimevole. Hazel non si piange addosso.
Per quanto riguarda la storia d’amore, il loro rapporto è bello, molto romantico e ricco di dichiarazioni emozionanti, ma ritengo che sarebbe stato meglio limitarlo ad un’amicizia, magari con molta affinità. Augustus e Hazel si legano molto solidamente in poco tempo, quasi senza conoscersi. Inserire la storia d’amore mi è sembrato un po’ forzato, l’innamoramento mi è parso poco realistico.
A parte ciò la storia resta comunque bellissima, peccato per il finale, anche se in un certo senso c’era da aspettarselo e senza qualcosa del genere probabilmente la storia non avrebbe avuto lo stesso spessore. Fa pensare molto e soprattutto fa apprezzare le piccole cose. Lascia con un sacco di pensieri e la voglia di assaporare ogni attimo della vita.
Molto particolare e da non sottovalutare la figura di Van Hauten, che riesce ad esprimere tutta l’amarezza che la morte e la malattia lasciano. Simpatico anche Isaac, che alleggerisce un tema, quello del cancro, difficile da affrontare in un libro.
Una storia particolare, intensa, vale la pena leggerla.