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The Giver. Il Donatore
 
The Giver. Il Donatore 2014-10-11 16:40:11 Mian88
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Ottobre, 2014
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Vite senza colori.. Un arcobaleno sbiadito.

Originariamente pubblicato nel non lontano 1993, “The Giver” è la trasposizione in romanzo del sogno di ogni uomo di vivere in una realtà dove tutti i bisogni sono abbondantemente soddisfatti, dove non esistono più guerre, malattie, sofferenze e dove pace e l'armonia vivono governate da ossequiate norme sul rispetto ma anche del suo peggior incubo “l'uniformità”. La società che l'autrice ci descrive è infatti quella di una Comunità “sbiadita” dove tutto è filtrato al punto tale che ogni comportamento già predeterminato fa si che le emozioni subiscano gli effetti più dirompenti di questi schemi imposti risultando “sfibrate” della loro entità, del loro essere. Sono generalizzate, perdono di intensità, di spessore. I colori non esistono. Quando il protagonista chiede ai suoi genitori se si amano o meno la risposta che ottiene è ben lontana da quella che si aspetta: non solo questi non sono in grado di dargli una spiegazione concreta di cosa sia quel sentimento su cui sono interpellati dal giovane, ma lo canzonano per il suo utilizzo di un termine ormai in disuso in quanto troppo generico e pertanto non attinente alla tanto ricercata “precisione del linguaggio”. Un utilizzo spropositato di un nome che da un ragazzo intelligente e ben istruito come Jonas non ci si sarebbe mai aspettato, sembrano sul punto di affermare.
Un tale intransigente schema non può permettersi di lasciar nulla al caso: le famiglie sono assemblate in seguito ad accurate ricerche, solo cioè dopo un'attenta analisi di ogni comportamento ad un uomo può essere destinata la donna atta a compensarlo e viceversa, le pulsioni sono inibite sin dal primo accenno con medicinali idonei a dominarne gli impulsi inducendo gli abitanti della comunità a credere che sia in realtà una forma di automedicazione necessaria per non si sa quale motivo, le professioni lavorative non sono assegnate in base alle proprie attitudini bensì quale conseguenza dell'osservazione che negli anni è stata ricavata sui soggetti predeterminati. Alla cerimonia dei dodici ogni giovane viene chiamato sul palco allestito per l'occasione e viene vestito del suo nuovo ruolo. Da quel giorno parte il suo addestramento per arrivare a ricoprire le vesti a cui è destinato. Jonas ha un futuro diverso rispetto ai suoi coetanei, egli sarà il nuovo “accoglitore delle memorie”, il compito più onorato ma anche, scoprirà il giovane, più doloroso da affrontare.
Lois Lowry ha dato vita ad un'opera sinceramente interessante. Ben bilanciata sin dal suo avvio, “The giver”, scorre tra le dita del lettore in nemmeno una giornata; offrendogli aneddoti di riflessione e di empatia. Ognuno di noi è in grado di sentirsi Jonas ed ha inevitabilmente le sue stesse reazioni dinanzi a situazioni di inevitabile perplessità. Tutto è ovattato ma al tempo stesso non poche crudeltà si celano dietro quei sorrisi e quei colori smunti. L'opera si presenta inoltre nella più semplice ed esaustiva delle brevità. Ma come detto, questo non è un male bensì un tratto differenziante del romanzo che si presenta così immediatamente inquadrabile dal lettore. Le vicende narrate si estrinsecano in un anno di vita, il Jonas che ci viene presentato è un giovane di soli 12 anni eppure la sua intelligenza, la sua prontezza e le sue riflessioni non ci fanno pensare a lui come ad un preadolescente. Anzi. Se non fosse l'autrice a ricordarci la sua età biologica di tanto in tanto non verrebbe mai da pensare al ragazzo come ad un dodicenne, fattore che dimostra che tutti possono leggere quest'opera senza difficoltà, grandi e piccini. La forma scritta è piacevole e scorrevole. Non poche possono essere le assonanze con altri romanzi dello stesso filone quali “1984” di Orwell, la differenza sostanziale risiede nel fatto che nel libro in esame non vi è traccia di una dittatura oppressiva, l'ordine non viene mantenuto con la violenza, i dissidenti non sono imprigionati e torturati perché non ve ne è chiaramente bisogno: le esigenze di tutti sono così “anestetizzate” che all'individuo non viene neanche in mente di chiedersi se quel che sta facendo sia giusto o sbagliato, se un comportamento sia riprovevole o meno a livello morale, se esista un'alternativa, una possibilità di scelta individuale, non conta che la vita sia ricca di sentimenti perché a loro basta così com'è, seppur artefatta e sterile. Il vero nemico di Jonas è pertanto il “senso comune”.
Un'opera a lungo censurata perché tratta tanto di infanticidio quanto di eutanasia, “The giver” è un libricino coinvolgente adatto a tutti e per tutti.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
a tutti. Non ha nulla a che vedere con opere quali "Divergent" ed affini.
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