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Okay? Mah...
“Romanzo” carino ma decisamente sopravvalutato. L’argomento cancro è un tema estremamente delicato da maneggiare e Green ha decisamente oltrepassato il limite tra l’accettabile e la prostituzione letteraria. Se c’è una cosa che credo un po’ tutti abbiano sicuramente capito quest’anno, è che se un libro produce un film, vuol dire che quel romanzo è anche interessante ma i suoi temi sono trattati in modo superficiale; che contiene della profondità ma quella profondità è sovrastata da degli elementi del tutto inutili, aggiunti solo per farlo diventare un momentaneo best-seller. Mi spiace sottolineare la cosa, ma la “letteratura” americana scade di anno in anno con questa continua produzione di sceneggiature che fanno la gioia solamente di chi il denaro se lo intasca. Qui in realtà c’è solo da mettersi le mani sui capelli. E con questo pensiero in sordina e il fatto che al fine di mantenere una relazione di buon vicinato (sennò manco lo avrei comprato) ho fatto lo sforzo di leggerlo, dono anch'io il mio “contributo”.
Innanzitutto questo è un libro falsamente verosimile ed ampiamente surreale. Si vede lontano un miglio che Green ha avuto pochissimo a che fare col cancro e conosca la malattia solo in generale. Come ci si può permettere di parlare di un tema così delicato e di inserirci dentro un farmaco sperimentale (proveniente dalle improbabili Green Pharmaceutical Industries) che permette ad un malato terminale di sopravvivere così a lungo? Voglio dire, andatelo a raccontare ai malati in oncologia, vorrei proprio vedere le reazioni. Ma sorvoliamo sul fatto che Green fa lo scrittore, non è un medico, non ha mai trascorso notti in bianco in ospedale affianco di un parente morente e passiamo poi alla storia d’amore adolescenziale. No, decisamente no. Sarà perché sono una persona fondamentalmente cinica, ma questo è l’elemento che maggiormente ha rovinato il libro. Perché affiancare l’amore a due personaggi che sono stupendi solo quando NON si incontrano?
Gus è decisamente un ragazzo provato dalla sua situazione ma che comunque ha fatto del suo difficile e delicato passato il proprio punto di forza. Con un’estrema ed invidiabile forza di volontà, si comporta come un giovanissimo vero supporter, capace di contagiare col suo ottimismo chiunque stia con lui. Hazel non sarebbe da meno, se non fosse la protagonista e se solo si fosse perduta nella storiella. Dalla sua presentazione nelle prime pagine, al termine del romanzo, Hazel semplicemente regredisce di pagina in pagina ed ogni sua singola elucubrazione mentale degna di nota, viene puntualmente stroncata dalla presenza del suo grande amore. Per non parlare del fatto che la sua condizione di figlio unico -per di più malato-, la spinge a comportamenti decisamente sgarbati ed decisamente egocentrici. Nonostante abbia l’onore di essere colei che detiene il focus del romanzo, è proprio il motivo per cui esso si allontana dall’essere un Bildungsroman (cosa del resto che non è nemmeno lontanamente).
Per un certo verso, avrei veramente preferito che la storia si fosse concentrata solamente su Augustus e sul decorso della sua malattia, anche a costo di far sembrare il tutto una cartella clinica. Un Augustus puro, con le sue sensazioni, le sue sofferenze, le sue piccole gioie quotidiane ma senza Hazel e senza lo sdolcinato inutile contorno. Quello allora sarebbe stato un vero libro sul cancro e il bagaglio di emozioni che esso comporta. Questo a confronto ha un effetto placebo. Domanda retorica: sarebbe diventato un best-seller così? Avrebbe prodotto un film? Retorica domanda per ironica risposta.
Ma la mia proposta forse è un po' troppo fondamentalista, quindi diamo una chance e allora perché non invecchiare il tutto? Mutare la storiella adolescenziale in una d'amore adulto tra due adulti malati? Forse Gus sarebbe rimasto fedele a se stesso ed Hazel sarebbe stata un po' meno ragazzina in tutto, le emozioni sarebbero state più profonde e il tutto sarebbe stato più reale. Magari sarebbero pure morti insieme, tenendosi la mano, visto che non si è mai sentito di qualcuno che sopravviva ad un quarto stadio di tumore alla tiroide. Ma è pur sempre vero che due adolescenti in queste condizioni fanno più scalpore di una coppia di ottantenni, voi cosa dite? Chi di noi non sarebbe andato al cinema a vedere due vecchietti canuti che si spengono lentamente?
Passiamo infine allo stile. Non so come sia in italiano ma in inglese è anche eccessivamente semplice, fa da specchio al suo contenuto, buono solo per fare un po’ di esercizio.
Detesto essere così aggressivamente ed eccessivamente critica nei confronti delle novità ma detesto ancora di più che temi del genere vengano trattati così alla leggera. Inconcepibile che vengano proposte solo determinate soluzioni letterarie in nome del vile denaro.
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