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Insurgent
 
Insurgent 2014-09-22 10:01:05 Vanellope Von Schweetz
Voto medio 
 
1.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
1.0
Piacevolezza 
 
1.0
Vanellope Von Schweetz Opinione inserita da Vanellope Von Schweetz    22 Settembre, 2014
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A volte capita di leggere brutti libri

Mah, questa lettura mi sta lasciando molto perplessa, perché mi sembra che giri a vuoto senza nessuna idea di dove voglia andare a parare.
Dopo gli avvenimenti accaduti nel finale del primo romanzo, Tris, Quattro (sic!!!) e gli altri transfughi di ciò che rimane della fazione degli Intrepidi vagano senza meta, assillati dai dubbi, dalle paure e da pippe mentali bimbominkiose.
Una rapida capatina presso la fazione dei Pacifici, un altro giretto presso gli Esclusi che non sono poi così sprovveduti (scelta narrativa ovvia e scontatissima) e infine una bella avventura presso la fazione dei Candidi, coloro che non mentono mai e che sottopongono i due malcapitati al siero della verità per provare la loro lealtà e per mettere un po' di sale a questo soporifero inizio.

Gli elementi deboli del primo romanzo restano invariati anche qui.
La trovata del sistema delle fazioni è di per sè affascinante e avrebbe anche potuto diventare uno spunto narrativo molto interessante se fosse stato contestualizzato meglio; invece continuiamo a non sapere nulla, tutto è trattato in modo semplice e banale, sappiamo che la città in cui si svolge il romanzo è Chicago solo perché si parla ancora dell'Hancock Building, ma non viene mai nominata apertamente, ci si continua a chiedere se solo questa città sia divisa in fazioni e come siano organizzate tutte le altre negli Stati Uniti.
Sarò ripetitiva ma durante la lettura mi sono posta sempre le stesse domande del capitolo precedente, alle quali la Roth ancora non dà risposta…attendo (S)fiduciosa e del tutto annoiata…sarà forse che non ho più quindici anni da un bel pezzo e da un romanzo, per quanto YA, pretenderei molto di più...

Per sua fortuna il romanzo è scritto in maniera dignitosa, senza quelle tipiche ripetizioni della stessa frase tipiche di sfumature e vampiri vari che mi rendevano insopportabile la lettura di altri ya.
Credo però che un altro grande limite del romanzo sia la voce narrante, ovvero scegliere sempre di utilizzare il punto di vista di Tris e conoscere la vicenda soltanto dal suo punto di vista. Molto più accattivante sarebbe stato sapere, oltre a quello che fanno lei e i suoi amichetti, anche ciò che succede presso i sovvertitori dell'ordine, ovvero la fazione degli Eruditi, conoscere in anticipo i pensieri del loro capo Jeanine. Avremmo avuto un'anticipazione sull'intreccio, che comunque non avrebbe tolto nulla alla suspence (vogliamo chiamare così quel misto di noia e apatia che ti fa voltare pagina solo per forza d'inerzia?), anzi avrebbe permesso a questo personaggio di non essere più solo un nome, una piatta figura di villain, ma sarebbe stato un tentativo per rendere almeno uno dei personaggi di contorno qualcosa di più di un semplice ologramma piantato lì sono perché Tris e Quattro (sic!!!) possano fare le loro evoluzioni e mostrare il loro coraggio!
Altra nota dolente: l'affastellarsi di nomi di personaggi dal precedente romanzo senza una spiegazione di chi siano. Il povero lettore, ignaro dei meccanismi degli ya e delle trilogie che, sbagliando, iniziasse da questo secondo volume, si troverebbe spiazzato e non capirebbe assolutamente niente; una spiegazione tra due virgole sarebbe bastata per dare chiarimenti a chi non ha letto il primo romanzo e rinfrescare la memoria di chi come me lo ha già letto ma ha anche dimenticato in fretta.

Beatrice Prior, detta Tris, è un'eroina irritante come la Bella della Meyer, che non ascolta nessuno che le dà un buon consiglio, ma si getta in mezzo ai guai tanto facilmente quanto una persona affamata si getterebbe su un piatto di spaghetti, salvo poi voler tornare indietro, piagnucolando per quello che le capita e dicendo che proprio non ce la fa più, come una qualsiasi bimbaminkia insopportabile.

E poi diciamolo pure inorridendo: se uno ci pensa a mente fredda, tutto il libro, con gli Eruditi nel ruolo di cattivissimi e feroci assassini, sovvertitori crudeli dell'ordine prestabilito, si basa su un assurto demente che è semplicistico e profondamente stupido. Ovvero che, l'amore per la conoscenza, la prontezza mentale, il piacere dell'imparare, la curiosità e lo studio siano caratteristiche che portano alla crudeltà, spingano i più intelligenti alla sete di potere e allo sterminio indiscriminato del prossimo!
Non certo un bel l'insegnamento per i giovani lettori al quale questo libro è indirizzato!

Ciliegina finale sulla torta andata a male della Roth: a due terzi del libri c'è una rivelazione su uno dei personaggi che vorrebbe essere shock e che invece ho trovato tanto stupida e fine a sé stessa da avermi fatto proprio venire la voglia di lanciare il libro fuori dalla finestra! Non rivelerò nulla a riguardo ma…
mia cara Veronica Roth, non ci siamo, non ci siamo proprio per niente!
Che i sostenitori della saga mi lincino pure ma trovo che questo secondo capitolo sia proprio un totale buco nell'acqua!

Non ho davvero più l'età per queste letture...

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