Dettagli Recensione
"Immaginare il futuro sa di rimpianto"
Il capolavoro di John Green, dico con estrema fermezza che, a mio parere, Cercando Alaska è la sua opera più bella, appassionante, romanticamente tragida.
Un misto di azione, controllo e stravolgimento.
Leggendo il personaggio di Alaska, figurandoti nella mente un tale soggetto, vieni travolto, davvero, è come se fossi una barchetta in mezzo alle onde, in una tempesta.
Alaska è un personaggio così dolcemente complicato, un rebus vivente, avrei voluto conoscerla per il semplice fatto di poter apprezzare il suo essere a tutto tondo.
Miles Halter è un ragazzo comune, forse con qualche passione un po' meno comune degli altri, è un genuino ammiratore delle Ultime Parole Famose, e parte per la Culver Creek in cerca del suo grande forse; e chissà se questo ha un nome, ma se ce l'ha, non può che essere Alaska Young.
Le peripezie di Miles e Colonnello fanno di tutto il libro un'opera avvincente, e la costante presenza di Alaska fa quasi rabbrividire, potrei paragonarla ad un gigante che si estende sul mondo con il suo sguardo forte.
Ma in realtà Alaska non è ciò che vuol apparire, è molto debole, e la sua debolezza le costerà molto; il suo passato ha segnato in lei delle bruciature irrimediabili, e leggere di lei, del suo passato e del suo futuro, ti fa sentire parte di un animo forte e debole, di un'amara cioccolata che non puoi fare a meno di gustare.
Cercando Alaska è il perfetto mix di movimento e calma, è un dramma moderno, il mio libro preferito di John Green perché mi ha segnato completamente, e, a distanza di mesi, sento ancora la voce figuratami di Alaska che dice "Voialtri fumate per il gusto. Io fumo per morire."
Potrei scegliere qualsiasi modo per terminare la mia recensione, ma credo che far parlare Miles sarebbe lo stesso, perché mi sento parte di quella mandria di ragazzi della Culver Creek.
“L'uomo vuole avere delle certezze. Non riesce a sopportare l'idea che la morte sia un nero e immenso nulla, il pensiero che i suoi cari non esistano più, e tanto meno può immaginare se stesso come non esistente. Conclusi affermando che l'uomo crede nell'aldilà perchè non ha la forza di non crederci."