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VENDETTE E PREGIUDIZI
Credevo che rileggere la saga di Harry Potter alla lunga mi avrebbe annoiato, conoscendo a memoria la trama e avendo visto i film un numero infinito di volte. Eppure arrivato al terzo capitolo ho sempre più voglia di andare avanti, per cogliere tutte le sfumature che non ho colto quando ho letto la saga da piccolo, confermando così la mia idea che Harry Potter non è assolutamente rivolto esclusivamente ai bambini e ai ragazzi, possiede dei livelli di lettura percepibili più dagli adulti che dagli adolescenti. Già a partire dalla prima pagina, in cui Harry scrive un tema:
"Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili"
Viene spiegato che le streghe usavano un incantesimo per provare solletico al posto del dolore, e una di queste in particolare si fece mandare al rogo quasi cinquanta volte per riprovare quella piacevole esperienza.
Sono poche righe che fanno sorridere chi legge, ma emerge anche una critica alle superstizioni e alle persecuzioni delle presunte streghe.
Poche righe che trasmettono un senso di biasimo per i pregiudizi, le credenze e le leggende che infestano il mondo di Harry Potter e il nostro. Superstizioni che emergono con l'ingresso del nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Remus Lupin, affetto da lincantropia, a causa della quale non sarà ben visto ad Hogwarts dai suoi colleghi: dovrà dimettersi una volta venuto a galla il suo segreto, nonostante sia uno dei personaggi più moralmente integri che si incontrano nel corso della saga.
A fianco di Lupin viene fuori Sirius Black, anch'egli un pregiudicato e ingiustamente incarcerato nella prigione di Azkaban. Harry verrà travolto da tutto ciò, mentre è alle prese con la crescita adolescenziale, con l'incapacità di decidere se sia giusto vendicarsi o no della morte dei suoi genitori.
I toni allegri e spensierati del primo e secondo libro iniziano ad affievolirsi, diventando più cupi e drammatici: Harry comincia a vedere il mondo in modo diverso, è più insolente verso l'odiato professore di pozioni e il suo nemico Draco Malfoy, riflette di più sulla sua famiglia e la voglia di vendicare i suoi genitori. La Rowling comunque non abbandona lo stile proposto nei primi due capitoli, non mancano assolutamente scene esilaranti che hanno accompagnato i lettori ne "La pietra filosofale" e " La camera dei segreti", come potere non ridere (e allo stesso tempo riflettere) quando Hermione, più esagerata che mai nello studio in questo libro, nel vedere il molliccio all'esame del professor Lupin rimane pietrificata perché si trasforma nella Mcgranitt che le dice di essere stata bocciata in tutte le materie?
Un altro libro indimenticabile della Rowling, con cui ci mettiamo a confronto con i fantasmi del passato, con cui riflettiamo sul valore del perdono e sugli effetti che provocano il desiderio di vendetta e la paura del diverso.
Darei 5 stelle al libro, ma come ho già spiegato nelle recensioni dei libri precedenti lo stile della Rowling non è perfetto, si possono trovare delle imprecisioni nella trama e qualche punto di vista ballerino, anche se nel terzo capitolo succede di rado. Ma non facciamo assolutamente caso a questi "difetti", sono io che vado sempre a cercare il pelo nell'uovo.