Dettagli Recensione
Inaspettatamente piacevole
Dopo Insurgent ero abbastanza scoraggiata nel proseguire la lettura della trilogia, non perché il secondo capitolo della storia fosse stato goffo o malfatto, semplicemente perché non mi era sembrato un adeguato seguito del primo capitolo, peccava della magia e della semplicità che aveva segnato e caratterizzato Divergent e questo, insieme al mix di avvenimenti che si sono protratti CAOTICAMENTE UNO DIETRO L’ALTRO, mi ha portato a NON APPREZZARE PIENAMENTE IL ROMANZO, rendendo la lettura poco entusiasmante.
Con Allegiant mi sono ricreduta. In primo luogo si ritrova parte dell'atmosfera che l’autrice aveva creato in Divergent e questo anche grazie al susseguirsi di eventi in modo più ordinato, calmo e lineare.
In secondo luogo ho apprezzato la doppia lettura: l'alternanza di voci tra Tobias e Tris ha dato un colore nuovo al romanzo.
Mentre all’inizio ero scettica verso questa scelta in quanto mi ricordava quella della Meyer in Braking Dawn, nella lettura l’ho apprezzata perché ha facilitato il susseguirsi degli avvenimenti, è come se i due protagonisti si fossero divisi la narrazione, inoltre, (anche se a mio parere non era necessario perché scontati) ha mostrato i pensieri di Tobias, carattere che ha dato “aria nuova” all’opera resa troppo pesante dalle paturnie di Tris in Insurgent.
Il romanzo mostra numerosi spunti di riflessione, aiuta il lettore a riflettere sul senso della vita e su come questa ci colpisca ed obblighi ad andare avanti pur perdendo tutte le certezze e gli affetti che rendono meritevole di essere vissuta.
Credo che sia per questo che l’autrice ha optato per un finale eccessivamente drastico ma sicuramente incisivo, e capace di far rispecchiare il lettore in quella che poi nei fatti è la quotidianità. Purtroppo, perdere gli affetti più cari, è ordinarietà.
Allegiant mostra “il Mondo fuori”, smentisce e avvalora le rivelazione che Insurgent ci ha presentato nella sua conclusione, mette in evidenza quanta differenza ci sia tra Chicago e la vita esterna, ma non convince nella motivazione che la Roth attribuisce per giustificare tutti gli avvenimenti. Non entusiasma, potevano essere trovate vie alternative e migliori.
La stessa strategia che i protagonisti adottano per ribellarsi alle nuove scoperte non coinvolge e non appassiona. La Roth delinea un’unica linea da seguire quando in realtà molte altre strade si sarebbero potute intraprendere, vie che avrebbero salvato la vita a numerosi personaggi pur mantenendo inalterato il significato del romanzo. Fallace anche il piano per cui Tris si vede sostituirsi a Caleb per poi trovarsi dinanzi ad “un imprevisto”, che le costerà caro, a mio avviso ovvio.
Una rigenerata Tris colora le pagine di questo libro: è tornata la combattente, determinata, forte e fragile giovane che abbiamo conosciuto in Divergent, poco empatica verso Tobias ahimé. Il ragazzo viene infatti messo davanti ad una situazione paragonabile a quella che ha vissuto la sua compagna in Insurgent, e questo tentativo della Roth di mostrare che è necessario essere nelle situazioni per comprenderle è piacevole, anche se smontato da una Tris poco comprensiva con l’uomo che ama. Solo a tratti si rende conto che Tobias è sempre stato abbandonato dalle persone care davanti alle avversità della vita e che quindi spesso le sue scelte sono determinate dal non essere mai stato appoggiato o corretto da nessuno.