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Parto alla ricerca di un Grande Forse
“Parto alla ricerca di un Grande Forse…”
Queste sono le ultime parole di Francois Rebelais.
Perché aspettare di essere in punto di morte per cercare una grande incognita?
Miles Helter non è ancora morto, ma è come se lo fosse, intrappolato così com’è nella sua vita con il suo studio e le sue “ultime parole”, senza amici, senza passione, senza amore, insomma, senza vita!
Così decide di partire per il suo Grande Forse e lo fa andando a Clover Creek, un prestigioso liceo in Alabama.
E lì, a poco a poco, esce dal suo torpore, diventa “Ciccio” in stanza con il “Colonnello” e inizia a vivere e a compiere esperienze, e poi incontra lei, Alaska.
Alaska è allo stesso tempo una ragazza piena di vita e di dolore, briosa in certi momenti e triste e scocciata in altri.
Una persona, un enigma… E Ciccio riuscirà a risolvere questo enigma? Ma soprattutto riuscirà a dare risposta all’ultima domanda che si è posto Simon Bolivar “Come farò ad uscire da questo labirinto”? La vita è tutta un labirinto, a volte capiti in vicoli ciechi e l’unica cosa ce puoi fare è tornare sui tuoi passi e cambiare strada…
L’ambientazione di questo libro mi ha ricordato un po’ il film “L’attimo fuggente”, un liceo prestigioso, gruppi di amici che si divertono a fare scherzi e a sovvertire (nei limiti) le regole… molto, molto bello..
E i personaggi? John Green riesce a creare personaggi mai banali, che hanno sempre qualcosa da imparare, che sanno commuovere e divertire allo stesso tempo.. sono davvero unici!!
Ho adorato la particolarità del “prima” e del “dopo”. So che questa osservazione potrà sembrare un po’ criptica per chi non ha letto il libro, ma rischio di svelare troppo ed invece questo è un romanzo tutto da scoprire!
Avevo conosciuto lo stile di John Green in “Colpa delle stelle” e me ne ero innamorata, come non amarlo anche qui?
Concludo riportando un pezzo che nella mia edizione cartacea fa da prefazione.
“Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono “I giovani si credono invincibili”, non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l’energia possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazione. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire.”
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