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Il gatto nero - Commento di Bruno Elpis
Sabato, dopo la nevicata della serata precedente, ho passeggiato in aperta campagna. Durante la mia escursione, a un certo punto, ho visto una chiazza nera e palpitante sulla distesa bianca. Un gatto nero: che spettacolo, con la pelliccia antracite sul bagliore della neve! E come non pensare (deformazione mia personale?) al “Gatto nero” di Poe?
L’opera che oggi commento propone ai ragazzi tre dei racconti più rappresentativi della genialità di Poe. Attraverso le illustrazioni di Luis Scafati.
Il primo episodio di questa raccolta è appunto dedicato a lui, al gatto nero. Nel celebre racconto, la penna di Edgar si abbatte su uno dei simboli della scaramanzia. Secondo una superstizione che fa infuriare non soltanto gli animalisti, ma anche chiunque sia dotato di senso razionale (e chiunque assista a uno spettacolo naturale come quello che si è presentato durante la mia passeggiata), il gatto nero porta jella. Tanto più se ti attraversa la strada. La storia del gatto nero di Poe, però, non è così banale. Sul povero animale – al secolo: Plutone - dopo una notte affogata nell’assunzione di sostanze alcoliche (riferimento autobiografico di Poe?) il protagonista dirotta il suo carico di violenza. Tralascio i particolari sulle modalità con le quali il povero gatto viene brutalizzato e assisto lieto alla reincarnazione dell’animale in un suo simile: la somiglianza è imbarazzante, tanto più per il fatto che il nuovo venuto reca, sul pelo, una macchia bianca che riproduce … la forca. Il redivivo Plutone si vendica in modo esponenziale: favorisce un uxoricidio e manda a monte la perfezione di un delitto nascosto dietro al muro di una tetra cantina. Quando si usa l’espressione “avere scheletri nell’armadio”…
Sorvolo sul secondo racconto, “Il pozzo e il pendolo”, altrettanto famoso ed emblematico nel generare un crescendo di tensione.
Della terza storia selezionata, “La sepoltura prematura”, dico soltanto che potrebbe avere un doppio esito: accrescere oppure esorcizzare una paura che tutti noi comuni mortali nutriamo. Si chiami tafofobia o thanotofobia, sappiamo bene che cos’è. Chi non ha trascorso qualche notte insonne, soffocando all’idea di trovarsi chiuso in una bara ancora vivo?
E le illustrazioni? Sono tutte da gustare, a parer mio anche da parte degli adulti. Rappresentano un altro modo, originale e creativo, per leggere Poe. E sono un commento visivo, più immediato rispetto a quanto si possa fare con le parole. Un altro modo per interpretare cosa sia passato nel cuore e nella mente di questo grande autore, quando ha scritto questi fantastici racconti.
Io, per parte mia, i gatti neri continuo ad ammirarli. Abbasso la superstizione, evviva la natura e le sue creature!
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Pia: ebbene sì, ho il "vizietto" di leggere molto e un altro, forse peggiore: sono un gran chiacchierone, amo parlare di quel che leggo. :)
@Bruno
miaooooo
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:-)