Dettagli Recensione
Memoria e conoscenza
È tardi. È da tanto che non scrivo una recensione, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per mancanza di voglia. Ho appena finito The Giver, è tardi, sono stanco, ma questo libro è più forte della mia stanchezza, è più forte della mia pigrizia.
È una finestra su un mondo perfetto, dove funziona tutto e nessuno soffre, ma dove dietro questa perfezione si cela la mancanza di ciò che rende la nostra vita un bene prezioso e incommensurabile: le emozioni.
Se negare il dolore, le guerre e la fame significa negare l’amore, i sentimenti, i colori, la sensazione della neve sulle mani e del vento sul viso, allora forse è meglio vivere in un mondo dove accanto al dolore c’è anche tutto questo.
Scritto con uno stile semplice e lineare, molto diretto e assolutamente piacevole, The Giver da oggi entra di diritto nei miei libri preferiti di sempre.
Fa riflettere, eccome. Fa angosciare, fa commuovere. Bellissimo.
Tra tutti i romanzi paragonati a 1984 forse è quello che ci si avvicina di più, ma con un approccio diametralmente opposto. Jonas vive in un mondo dove non c’è possibilità di scelta, dove è negata la conoscenza, dove si è persa la memoria dei colori, della musica, dell’amore. Dove tutto è uniformato. In 1984 però la dittatura reprime con la violenza, qui non sembra nemmeno esserci una dittatura perché non c’è violenza, tutti stanno bene, hanno una casa, cibo, istruzione, cure mediche, vivono in piena armonia. Ma manca qualcosa. Mancano le emozioni. Ecco dove sta la repressione. Terribile.
In 1984 la ribellione è contro un regime violento, in The Giver è contro un conformismo pacifico.
Meglio un mondo perfetto dove nessuno soffre, ma non si può scegliere come vivere la propria vita oppure un mondo “difettoso” in cui ciascuno è artefice del proprio destino?
Io preferisco poter scegliere. Sempre.
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Commenti
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Guarda, mi ha fatto riflettere tanto anche su come spesso riusciamo a vedere (perché ce le fanno vedere) solo le ingiustizie che derivano dalla violenza, ma non ci accorgiamo (perché non ce le fanno vedere) che tra media e governi "democratici" siamo in pratica costantemente sotto assedio!
Se poi penso al momento attuale, in cui siamo ostaggi di persone senza scrupoli che con un semplice click sul computer muovono capitali da qui a lì creando il panico finanziario e destabilizzando l'economia di paesi interi, mi ci incavolo ancora di più!!
ci mancavano le tue recensioni :-))))
@Antonella: leggilo, sono sicuro che non ti lascerà indifferente. Sul discorso del dolore forse mi sono spiegato male (non è facile, è un argomento complesso), ma non credo che l'autrice volesse dare questo taglio (per provare emozioni è necessario il dolore), bensì porre la questione se per il bene comune vale la pena sacrificare ogni forma di individualità, autonomia, possibilità di scegliere il bene o il male, di provare sentimenti. Dal mondo e la società descritta, a me non sembra che varrebbe molto la pena di vivere, non avrebbe proprio senso, saremmo tutti una sorta di automi con il destino già scritto e deciso da altri che ci scelgono la moglie/marito, i figli (non nostri ma procreati da donne il cui unico scopo è quello), il lavoro (assegnato al dodicesimo anno di età), ecc.
Comunque leggilo, aspetto la tua recensione!!
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